Ernährungssouveränität: l’Austria sceglierà la sovranità alimentare?

Italiland: in riferimento è all’incorporazione di Monsanto da parte di Bayer alcuni organi di stampa legati al ministero delle politiche agricole e forestali ed alla Coldiretti (il virgolettato è di Agronotizie del 12 corrente ma in rete non mancano altre genuflessioni) porgono “Un sincero augurio alla nuova organizzazione aziendale, la quale dovrà cercare di integrarsi il più velocemente ed efficacemente possibile … perché le sfide che l’attendono nei prossimi anni … sono e resteranno particolarmente acri” avvertendo che “Si preparino in Germania, perché già fioriscono da tempo i nomignoli affibbiati dal mondo ecologista più oltranzista alla nuova realtà aziendale … se prima la Casa di St.Louis veniva chiamata Monsatàn, dai chiari contenuti demoniaci, ora il nuovo eco-brand che si ritiene andrà per la maggiore diventa Belzebayer … fantasie sataniche e un po’ morbose, emblema di una mentalità così distorta da ritenersi irrecuperabile.”CC 2018.06.19 Nachmarkt 001.jpgMentre in Italiland accade questo, in Austria con questa nota: “Die Kriterien für diese Maßnahmen müssen die Nahrungsmittelsouveränität, die Sicherstellung gesunder und unbedenklicher1 Lebensmittel in ausreichender Menge und zu niedrigen Preisen, der Schutz der Umwelt und der Natur sowie die Verhinderung von Landflucht durch die Gewährleistung menschenwürdiger Lebensbedingungen sein” il governo federale comunica che potrebbe prendere la decisione di provare a rendere il paese autonomo sotto il profilo agroalimentare.
La nota, tradotta in italiano, significa: “I criteri ispiratori per queste misure sono la sovranità alimentare, la garanzia di alimenti sani (nel testo originale unbedenklicher, innocui), in quantità sufficiente ed a prezzi bassi, la protezione dell’ambiente e della natura, nonché il contrasto (nel testo originale Verhinderung, prevenzione) all’esodo rurale attraverso la garanzia di decenti condizioni di vita.”
La decisione potrebbe essere presa a seguito di due studi, uno prodotto dalla viennese Boku, Globalen Wandel der Universität für Bodenkultur, e l’altro da FiBL, Forschungsinstitut für Biologischen Landbau, il prestigioso istituto di ricerche sull’agricoltura biologica attivo da oltre un quarantennio in Austria, Svizzera e Germania.
Sulla carta entrambi gli studi dimostrano che gli Austriaci potrebbero essere autosufficienti dal punto di vista agroalimentare e che il paese sarebbe già oggi in grado di convertire la propria produzione agricola totalmente al biologico, purché ciò avvenga nel rispetto di due condizioni: che perdite e sprechi di cibo siano ridotti del 25% (attestandosi sul 7%) e che il consumo di carne diminuisca del 10%.
Nelle analisi, non dissimili da ricerche analoghe aventi come tema lo sviluppo sostenibile, compaiono però alcuni interessanti spunti di riflessione. Oltre alle problematiche di carattere ambientale, evidenziate dalla prevalenza di territorio montano che rappresenta ben il 60 per cento della superficie nazionale, ed alla riduzione delle biodiversità, l’accento è marcato sull’eccessiva pressione alla quale sono assoggettate le aziende agricole per effetto dell’enorme competizione internazionale, che ha portato, non solo nei paesi europei, al declino delle imprese, una china apparentemente inarrestabile e la cui evidenza è sempre più difficile da ignorare.
Va sottolineato che in paesi come Austria (8.700.000 abitanti) Svizzera (8.300.000) Danimarca (5.700mila) e Olanda (17 milioni) dove ben salda è la cultura ambientalista e dove l’agricoltura è percepita come patrimonio comune, è agevole operare perseguendo qualità e sostenibilità. Tanto è vero che è proprio da questi territori che negli ultimi anni giungono segnali e suggerimenti per una tutela dell’agricoltura ed una diversa cultura alimentare.
Resta inteso che gli austriaci non rinunceranno ad importare cacao per la Sachertorte…

Alberto C. Steiner

La ricerca: una risorsa per la tutela del suolo

Conservare e scambiare preziosi semi antichi non serve, se non si conosce nulla del terreno dove verranno immessi. Vagheggiare il ritorno ad un’agricoltura primitiva di impronta utopisticamente arcadica, impiantando un’attività senza tener conto delle attuali risorse tecnologiche significa campare borderline e diventare, entro breve tempo, carne da macello per gli uffici esecuzioni immobiliari dei tribunali. Respingere, anzi demonizzare la ricerca come portatrice di sventura a prescindere significa essere oscurantisti e non capire un accidente di come debba funzionare un’azienda agricola.
Se questi sono i parametri sui quali si intende basare un ritorno alla terra è meglio pensare seriamente di dedicarsi ad altro, evitando così di creare ulteriori premesse per il depauperamento del territorio, oltre che mettere in serie difficoltà se stessi e le proprie famiglie.CV 2017.03.18 Ricerca 001Il ruolo della ricerca è fondamentale nell’attività agrosilvopastorale, non da ultimo per quanto riguarda la tutela della risorsa suolo.
l suolo, inteso come la parte più esterna della crosta terrestre situata tra roccia o sedimento inalterato e atmosfera, è un sistema naturale che tende ad autoorganizzarsi in conseguenza dell’azione dei fattori della pedogenesi, e particolarmente dell’attività biologica che ne determina i maggiori dinamismi. Non è quindi un substrato inerte, statico, attraverso il quale realizzare le produzioni agricole e forestali o sul quale appoggiare attività e infrastrutture, ma un essere vivente e un patrimonio naturale formatosi nei millenni precedenti l’Antropocene, l’attuale era geologica nella quale gli esseri umani provocano le principali modifiche territoriali e climatiche.
È ormai ampiamente dimostrato come l’umanità stia sfruttando questa risorsa, non rinnovabile o rinnovabile con estrema lentezza, in modo insostenibile. L’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, e la Unccd, Convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione, individuano nella degradazione del suolo il rischio principale di diminuzione o scomparsa della produttività biologica o economica delle terre. Riferito alla diminuita produzione di derrate alimentari ciò significa per l’Italia un maggior costo annuo pari a 900 milioni di euro.
In Italia, la degradazione del suolo assume un particolare rilievo a causa della continua riduzione della superficie agricola utilizzata – da oltre un decennio scesa sotto i 13 milioni di ettari – della stabilizzazione delle rese unitarie delle principali colture e della crescita dei consumi. Il risultato è che il tasso di auto approvvigionamento alimentare in Italia è sceso sotto l’80% e il paese risulta terzo fra quelli dell’Unione europea come deficit di suolo agricolo.
La qualità del suolo italiano non è affatto eccellente: se si considerano parametri biofisici oggettivi quali pendenza e aridità, presenza di suoli a scarso drenaggio o profondità, tessitura eccessivamente argillosa o sabbiosa, abbondanza di scheletro e pietrosità, fenomeni vertici, torbe, suoli salini, sodici o acidi, i suoli agricoli italiani risultano notevolmente svantaggiati in una misura prossima all’80%.
Tra gli obiettivi Primari dell’Unione Europea individuati nella Strategia Europa 2020 due riguardano espressamente il suolo:
adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione e gestione dei rischi;
tutela dell’ambiente ed efficienza delle risorse.
In tale direzione sono orientate molte attività di ricerca. Tra queste, degne di menzione quelle volte ad individuare il ruolo che il suolo può giocare nella mitigazione dei cambiamenti climatici attraverso il sequestro di carbonio e la regolazione delle emissioni di gas serra, e quelle finalizzate ad aumentare l’efficienza dei servizi agro ambientali prodotti dal suolo, in particolare quantità e qualità delle produzioni agricole e forestali, e regolazione dei deflussi idrici e dei sedimenti.
I risultati delle ricerche per la tutela della risorsa suolo hanno evidenziato come i cambiamenti climatici presenti e futuri influiscono negativamente sui parametri pedologici e sui servizi ecosistemici.
Gli effetti locali infatti dovrebbero essere considerati come più importanti rispetto ai trend generali, a causa delle interazioni tra natura dei suoli e loro gestione. Quest’ultima, in particolare, dovrebbe essere sempre sito specifica a causa dell’elevata variabilità spaziale dei suoli. In questo senso agricoltura di precisione, biologica e conservativa possono costituire strumenti fondamentali per mitigare i possibili effetti negativi dei cambiamenti climatici, ma solo se basati su una conoscenza dettagliata della variabilità pedologica.

Alberto C. Steiner