Dall’immondo virus il nuovo Rinascimento

Precisazione: il tema di questo scritto lo rende compatibile con la pubblicazione sia su CondiVivere sia su La Fucina dell’Anima.CC 2018.08.01 Letame 003Dall’8 marzo a ieri, 26 maggio, ho avuto pochissime occasioni di misurarmi con i talebani della mascherina e del guanto.
La prima fu quando, all’ingresso di un supermercato, ricevetti l’applauso di un medico che, allorché illustrai alla guardia di porta il reale concetto di contaminazione traslandolo ai cervelli, disse: “Applauso al signore che ha detto quello che io, come medico, non posso permettermi di dire.”
La seconda fu quando smisi di frequentare quello stesso supermercato perché una ragazzetta dello staff credette di potermi tenere un sermoncino sull’uso della mascherina.
La terza fu per strada quando venni apostrofato da uno di quei vecchi che in vita – era già morto ma non lo sapeva ancora – furono uomini tutti d’un pezzo, tipico il caso dell’ex-militare di carriera che, lui sì, saprebbe come mettere a posto e far rigare dritta questa ciurmaglia di drogati, senzadio, culattoni e, va da sé, comunisti.
È nota la mia avversione ai rossi, ma non mi sognerei mai di farli rigare dritti, mi accontento di fare ciò che posso per contribuire alla loro estinzione.
La quarta fu ieri, tanto per cambiare in un grande magazzino, ed inutile fu il mio tentativo, certamente non attuato con tono di voce mellifluo o remissivo, di far ragionare il tizio di turno: esaurito il mio brevissimo accenno al concetto di manipolazione l’unico neurone rimasto del suo cervello in libertà vigilata lo coartò ad affermare: “Si-ma-lei-deve-me-t-tere-la-ma-s-che-rina.”
E mentre l’ignoto schiavo respirava i propri miasmi rabbiosi, resi mefitici e, nel prosieguo d’uso, letali proprio grazie alla piccola strassa, da taluni orgogliosamente indossata nella versione tricolore, io uscivo con il cuore in festa nel sole e nell’aria frizzante, odorando l’afrore di alcuni alberi di fico e mappando a futura memoria un cospicuo rovo di more.
Tornato nel centro dell’antica minuscola città che mi ospita, scoprendomi assetato mi dirigevo verso un pub, trovandolo chiuso ma nel contempo scoprendo proprio di fronte un graziosissimo ristorantino con pareti in parte di pietra faccia a vista, illuminate dalla luce diffusa e calda di lampade sapientemente posate, ed in parte affrescate con richiami etruschi ed alla pompeiana Villa dei Misteri in armoniosa commistione.
Grazie alla mia disposizione d’animo – chiamatela, se preferite, vibrazione – ho cocreato una realtà di tempo dilatato, priva di costrizioni paranoiche e costituita da un aperitivo morbidamente fluito in un imprevisto pranzo scandito da un servizio ineccepibile, cordiale ed ammirevole, allietato da ottimo cibo, gradevolissimi vini ed un’interessante conversazione con un altro, sconosciuto, avventore.FDA 20200527 002Tutto questo mi ha portato a considerare quanto io, nonostante me la prenda per dovere civico con untori e dittatorelli vari, sia in realtà felice che si sia scatenata questa presunta pandemia all’insegna di un non-virus strumento per manipolare quegli esseri che anelavano alla prigione, ad essere trattanti da poppanti da un padrone che dicesse loro cosa fare e cosa non fare con la minaccia di bacchettare sul popò i trasgressori.
Sono felice di aver rimosso zavorra costituita da persone e sovrastrutture inutili, sono felice perché sto progettando un futuro lavorativo all’insegna di progetti che mi evocano le luci e gli odori del bosco.
Sono infine, ma dico anche purtroppo, felice di constatare come ciò che dal novembre scorso costituì lo scenario di visioni e viaggi nell’altrove stia puntualmente accadendo, a partire da febbraio.
Dapprima con la prigionia coatta, accompagnata da un costante fremito di scosse telluriche (e non abbiamo ancora visto quelle vere: arriveranno) e, nel prosieguo, di vessazione in vessazione mistificata da misura di prevenzione sino ad oggi, con il tentativo maldestro di istituire un corpo di guardie rosse in forma di assistenti civici con il compito di delatori, segnalatori al Sant’Uffizio di streghe, untori ed eretici in una parossistica tensione e tenzone che metterà contro fazioni dell’appecorata plebe, ancora oggi orgasmicamente attratta dai roghi in piazza, provvista di un cervello i cui 1.500 grammi di peso servono solo ad alzare il baricentro, incapace di discernimento, impaurita ed ignorante, impaurita proprio perché in cambio di un piatto di lenticchie, di plastica, ha permesso che la si tenesse nell’ignoranza.
Molto ancora accadrà, prima della resa dei conti, ed assisteremo all’ultima vanagloriosa ascesa, prima della rovina finale, di esperti del nulla, di dittatori pagliacci, di sbirri che dichiarano di essere dalla parte della gente ma intanto intascano i trenta denari di indennità.
Anche la natura farà il suo corso ma non, come affermato da Galimberti, perché sia matrigna, vendicativa e incazzosa come il dio misogino dell’antico testamento: farà il suo corso perché è nell’ordine delle cose, perché questo esserino, questo omuncolo antropocentrico, non ha ancora capito che può essere spazzato via in ogni istante, e che i danni che ha inferto a Madre Terra sono solo ferite superficiali.
Mentre il pecorame, esattamente come più volte accadde in passato, si compiace della dittatura incipiente, il conto karmico di tutto è in arrivo una volta per tutte. Fateci caso, se non siete distratti dalle notizie terroristiche: ogni giorno emerge in superficie un pezzo di schifo, una parte della crosta immonda: dai bambini di Bibbiano a quelli del Forteto, dalla verità sui vaccini a quella delle reali cause delle morti attribuite al virus e via enumerando.
E non serve il lavoro di Guglielmo Cancelli e dei suoi laidi scherani e lacchè per far sì che si rimanga in pochi: 90/10.
E quando lo saremo, in pace, tra anime giuste e menti in buona salute, balleremo sulle macerie di questa farsa da avanspettacolo, prima di rimboccarci le maniche per ricostruire un mondo migliore, il nostro mondo.
Lasciando alle torme di sub-umani le puteolenti suburre urbane, agli zombie dalla faccia incrostata di terra e sangue rappreso i falò nelle stazioni delle metropolitane ridotte a riparo, agli esegeti della mascherina gli episodi di cannibalismo.CV 20200527 001Quelli come noi saranno i protagonisti del nuovo Rinascimento delle anime e del territorio, coloro che abbandoneranno il carico antropico dei grandi agglomerati, e presumibilmente anche di quelli di medie dimensioni, estesi in quella provincia della quale un tempo si disse che era sana, senza sapere del verminaio che prolificava sotto la superficie.
Molti di noi andranno ad occupare i quasi due milioni di case su 4,3 milioni oggi disabitate, in contesti insediativi che nel tempo antecedente il morbus gravis vennero ritenuti disagiati, svolgendo lavori creativi e portando innovazione sostenibile, sperimentando l’economia collaborativa e la condivisione di spazi, beni e servizi.
Lavorare nella e per la comunità, prendersi cura delle persone, costruire esperienze in borghi di poche centinaia di abitanti sperimentando nuove relazioni con il territorio circostante ed integrando energie rinnovabili ed efficienze energetiche costituirà la fase applicativa della nuova visione.
Le opportunità offerte, tra tradizione e innovazione, peculiarità locali e sviluppo globale costituiscono un patrimonio che riguarda oltre la metà del territorio nazionale ed il 70 per cento dei 7.954 comuni: ciò permetterà di valorizzare, ponendosi nella condizione di essere pronti per quando sarà il momento, l’offerta culturale, turistica ed enogastronomica.
Agglomerati e territori esistono: sono quelli che nei secoli hanno contribuito a costruire l’immagine e l’immaginario della penisola, anche antropizzato come dimostrano i dolci rilievi toscani o i terrazzamenti liguri e valtellinesi, e nei quali verranno messi al centro il lavoro, la salvaguardia dell’ambiente, il radicale ripensamento dei servizi trasformando la marginalizzazione in risorsa.
La stessa tecnologia che sinora ha diviso costituirà un punto di forza. Mi riferisco non solo a quella che fu la difficoltà di raggiungere servizi essenziali quali scuole, presidi sanitari, uffici postali, ma anche al mancato interesse degli operatori delle telecomunicazioni ad investire portando nelle campagne ed in media montagna le proprie infrastrutture per la connessione veloce.
Questa mancanza favorirà un ritmo lento, un diverso approccio alle relazioni, anche di affari, contribuendo a garantire una buona qualità della vita, possibile anche disponendo di un reddito non elevato.
Non vogliamo respirare aria inquinata: i vecchi rognosi e imbecilli che hanno dimostrato di impestare le città con i loro luridi egoismi, le attività delatorie, il loro sconcio terrore che li avrebbe portati, se avessero potuto farlo, ad incarcerare e sopprimere chiunque, verranno pertanto volentieri lasciati alle suburre del medioevo prossimo venturo.
Gli altri, che preferisco definire anziani proprio per una questione di rispetto, potranno vivere condividendo fra loro abitazioni e servizi, ottimizzando cure mediche e infermieristiche, momenti di socialità e di fruizione culturale.
Le comunità potranno autoprodurre una parte del fabbisogno alimentare in una logica di qualità. Già oggi il 92 per cento delle produzioni tipiche è opera di 297mila aziende che hanno sede in comuni con meno di 5.000 abitanti, dove esperienze anche recenti dimostrano quanto l’agricoltura basata su princìpi ecosostenibili e legata ai territori sia il più importante alleato per uno sviluppo armonioso ed economicamente sostenibile.
Tutto questo senza dimenticare i quasi 11 milioni di ettari costituiti da foreste, in costante crescita proprio perché non rappresenta l’esito di politiche mirate ma la conseguenza dell’abbandono dei territori agricoli e dei pascoli, soprattutto montani.FDA 20200527 001Si potrebbero recuperare attività forestali non legnose: frutta, funghi, piante aromatiche o di uso cosmetico e medicinale, selvaggina, fibre, resine garantendo un’adeguata protezione del suolo e una efficace conservazione della biodiversità.
Gli stimoli capaci di condurre alle interpretazioni di un mondo nuovo sono innumerevoli. Ma la vera sfida consiste nel coraggio di promuovere innovazione e recupero della tradizione, convogliando idee e risorse per progettare e realizzare spazi sicuri, accoglienti e sostenibili.

Alberto Cazzoli Steiner

Spopolamento: parte da Bedonia la rivolta contro l’e-commerce

Bedonia, poco meno di 4mila abitanti, un Dreiländereck nascosto a 500 metri di altitudine nei boschi appenninici al confine tra le province di Parma, Piacenza e Genova.
Ma anche terra di confine, ben nota a chi segue il nostro blog La Fucina dell’Anima, tra il mondo vuoto e quello insospettato della Bellezza, del sovrasensibile, del lato magico della natura, dove Haria, Donna di Conoscenza e straordinaria scrittrice, viveva, e forse vive ancora, traendo significati e depositando nel cavo dei tronchi i propri manoscritti destinati a Maria Cristina del Torchio, la titolare della casa editrice Rupe Mutevole che sedici anni fa ebbe il coraggio di pubblicare libri senza tempo, destinati a far vibrare lo spirito svelando il magico che si cela negli spazi aperti, nei boschi di castagni, nei laghi segreti, su rupi e montagne.
Restare sospese, La mappa delle antiche Donne di Conoscenza, Estensità ed Eventi di bellezza sono i titoli dei libri a nostro avviso più intensi e significativi.CSE 2020.01.21 Spopolamento 002Bedonia è nel novero dei comuni, estesi su una superficie di 50.223 km1, corrispondente ad un sesto della superficie nazionale, in cammino verso il nulla: vale a dire come se dalla carta geografica scomparissero Lombardia, Toscana e Valle d’Aosta.
Un sesto della superficie nazionale, colpita dall’abbandono e lasciata inselvatichire, vedrà migrare i propri abitanti, corrispondenti al 4 per cento della popolazione. E, come sostiene Punto Ponte, “due sono le destinazioni possibili: o il cimitero oppure i grandi centri urbani.”
Dopo alcuni decenni di effimero benessere, campagne e montagne tornano a spopolarsi, perché vivere dignitosamente, oggi, in villaggi sempre più isolati e senza mezzi pubblici, farmacie, medici, uffici postali, negozi richiede primariamente mobilità esasperata e niente affatto ecologica per soddisfare esigenze di lavoro, istruzione, socializzazione.
Non di rado le case non rispettano la normativa antisismica, internet non arriva, il gas è affidato alle bombole, il medico e la farmacia sono a molti chilometri, non ci sono né scuole né banche e la posta arriva saltuariamente in ossequio alla linea cosiddetta liberista secondo la quale non si forniscono strutture se non garantite da un certo “giro di affari”.CV 2017.06.14 Sostila 001Esistono, per onor del vero, provvedimenti legislativi tendenti a contrastare lo spopolamento, ma non è con incentivi finanziari che odorano di assistenzialismo che ci si oppone ad un fenomeno che, ormai, è culturale.
E non è nemmeno agevole ottenerli, se non ci si sa muovere tra le pastoie burocratiche, la presentazione di progetti, i bandi e gli amici degli amici.
Per esempio, il provvedimento recentemente varato dalla Regione Liguria non andrà a beneficio di nessun comune montano o della primissima collina: le amministrazioni sono concentrate a riqualificare costantemente le zone centrali mentre i borghi si spopolano, riempiendo le città e lasciando abbandonati immobili e terreni, incrementando il rischio idrogeologico in un’area di per sè difficile.
Stessa sorte, probabilmente, riguarderà un fondo di 700 euro mensili previsto dalla Regione Molise e destinato a chi decide di trasferirsi aprendo un’attività in uno dei 106 paesi con meno di duemila abitanti. Il bando, pubblicato il 16 settembre scorso e che concedeva 60 giorni di tempo per partecipare, è andato praticamente deserto ed i pochi progetti presentati non sono stati giudicati meritevoli di sostegno.
Abbiamo in corso la stesura di un progetto finanziario immobiliare, innovativo e che garantirà il recupero di superfici rurali ed agrosilvopastorali, non in funzione di presepe o buen retiro ma come recupero di attività produttive affiancate a strutture ricettive e per il benessere fisico e spirituale improntate ad un elevato livello qualitativo.
Ne parleremo a tempo debito, nel frattempo troviamo interessante riferire come tra le cause dello spopolamento dei borghi minori, oltre a quelle indicate sopra, ve ne sia una insospettata: l’e-commerce.
L’insieme delle attività di vendita e acquisto di prodotti effettuato tramite Internet sta diventando una vera e propria piaga sociale. Il comparto è fonte di inquinamento a causa dell’incremento esasperato dei servizi di consegna effettuati con furgoni i cui guidatori, tesi da tempi di percorrenza esasperati, sono causa di incidenti sempre più numerosi e di parcheggi sempre più selvaggi.
È altresì all’origine del fenomeno di un neo-schiavismo costituito dall’assunzione di lavoratori privi di tutela, con qualifiche basse e stipendi risibili rispetto al carico ed ai ritmi di lavoro.
I centri di magazzinaggio e distribuzione, inoltre, consumano suolo e contribuiscono a deturpare un paesaggio sempre più compromesso, oltre che ad intasare la rete viaria con l’incessante andirivieni di furgoni e mezzi pesanti.
Ma non c’è solo questo, a carico di questa comodità sostanziata dall’accoppiata divano e carta di credito: c’è la morte dei negozi locali.
La gente acquista su Internet per pigrizia e comodità, nonché attratta dai prezzi inferiori a quelli praticati dai negozi di paese, e persino dai centri commerciali, resi possibili dall’enorme volume di acquisti garantiti da questi colossi, spesso multinazionali quotate in borsa. Prezzi dei quali riparleremo allorché queste mostruosità avranno conseguito uno status di monopolio.
Curioso il fatto che sulla stampa e nei dibattiti televisivi si stigmatizzi il fenomeno, ma facendo precedere la prolusione dall’incipit: “Non siamo contro il progresso ma …”
Progresso? Quale progresso? L’e-commerce è regresso, non progresso: è bruttura, schiavismo, sottocultura, isolamento, inquinamento.CSE 2020.01.21 Spopolamento 001Fuori dal coro dei belanti che fingono di contestare si pone Gianpaolo Serpagli, consulente aziendale e, dal maggio 2019, sindaco di Bedonia che, con una garbatissima lettera, ha invitato bambini e ragazzi (vale a dire le loro famiglie) a prediligere per gli acquisti i negozi di prossimità.
Tutto nasce dalla promozione, attuata dal colosso dei colossi dell’ e-commerce, consistente nell’attribuzione di punti ai plessi scolastici in funzione del volume di acquisti effettuato dai genitori degli alunni che li frequentano. I punti, va da sè, consentono agli istituti scolastici di effettuare a propria volta acquisti per via telematica.
Gianpaolo Serpagli ha scritto agli alunni delle scuole locali spiegando che: “Vivere a Bedonia è un privilegio. Siamo più fortunati e protetti dalla nostra stupenda vallata rispetto a tantissimi altri luoghi. Cosa sarebbe però Bedonia senza il suo centro storico vivo con i suoi negozi e le sue attività?” e proseguendo sottolineando che “dietro i colossi dell’e-commerce ci sono ragazzi sfruttati, a cui vengono contati i passi giornalieri che devono compiere per fare il proprio lavoro, ai quali anche i bisogni fisiologici sono sottoposti a controlli” e concludendo: “ho scelto quindi di rivolgermi a voi, piccoli concittadini, perché siete la forza del nostro paese, siete la speranza che mi fa ancora dire che vale la pena amministrare la nostra piccola comunità, più semplicemente siete il futuro. Credo che la vostra generazione possa ancora cambiare le cose. Cercare di farvi capire che la sagacia delle persone sta nel guardare non all’apparenza, ma dare un’occhiata anche a ciò che sta dietro, alle seconde file. Mi sono quindi sentito di rivolgervi a voi, piccoli bedoniesi, per non farvi trascurare i nostri negozi di vicinato, forza vitale della nostra comunità.”

Alberto Cazzoli Steiner

NOTA
1 – Secondo i dati Istat e Anci al 2 gennaio 2020 i comuni italiani sono 7.904, estesi su una superficie complessiva di 301.338 km²