Vecchi tram interurbani milanesi: nessuno li salverà dalla demolizione

CSE 2019.02.26 Tram Interurbani Milano 001In bici, a piedi, a cavallo, ‘n coppa ‘o ciuccio.
Numeri da esodo domenica 3 marzo per migliaia di persone, per le quali il fulcro dell’attenzione sarà costituito da ferrovie soppresse, abbandonate, dimenticate per auspicarne l’improbabile ripristino o la più verosimile trasformazione in piste ciclopedonali: giocattoli ecochic per arroganti pattuglie di velocisti e per sciurette da ciclocestino, non certamente sistemi di trasporto, realizzati spesso a costi da tav ed altrettanto spesso definitivamente compromissori della possibilità di ripristinare la ferrovia dismessa sul cui cadavere corrono.
Ma al popolo bove piacciono ed i politici locali ne fanno sempre strumento delle loro campagne elettorali ecotrendy, e pure quarandy. Talvolta a cinquandy li beccano col sorcio in bocca. Infortuni sul lavoro.
La Giornata delle Ferrovie Dimenticate, così si chiama la kermesse marzolina, procederà fra viaggi su treni composti da materiale d’epoca trainati da gloriose locomotive a vapore, qualche celebrazione, orazione, auspicio, lacrimuccia e poi, come cantava Bennato “anche l’ultimo degli addetti ai lavori ha a casa qualcuno che lo aspetta.”
Si parla di recupero di vestigia ferroviarie e ad onor del vero, in silenzio, molto è stato fatto, a partire da gruppi locali di appassionati sino all’arrivo dell’asso pigliatutto: Fondazione FS che, con l’appoggio istituzionale ed i mezzi finanziari a disposizione, ha potuto dove le risorse di piccoli gruppi mai sarebbero arrivate.
Oggi la situazione non è affatto rosea, ma va detto che molta parte dello scempio è figlia della scriteriata opera degli anni passati, oltre che di leggi che non tengono conto di casi particolari. Mi riferisco alla bonifica dall’amianto, con il quale molti rotabili ferroviari erano, un tempo, letteralmente foderati. Pur consapevole delle tragedie e delle devastazioni, anche familiari, che le numerose morti per amianto hanno creato, per questi casi si sarebbe potuta creare una norma ad hoc, ma invece che procedere ad una bonifica con tutte le cautele del caso si è preferito buttare l’acqua e il bambino.
Se ne sono così andati per sempre mezzi come l’elegantissimo autotreno Diesel binato Breda 442/448 nato per i servizi TEE, Trans Europe Express, i cui ultimi esemplari finirono mestamente i loro giorni sulla Jonica titolari di improbabili rapidi e nel Trevigiano ad effettuare servizi locali in orario prevalentemente scolastico.CC 2018.06.02 TEE 002O come la gran parte dei materiali utilizzati sulla ferrovia a cremagliera Paola – Cosenza, per tacere delle troppe tramvie e ferrovie in concessione delle quali non è rimasta traccia.
La medesima sorte, a meno di interventi dell’ultima ora, sta per toccare ad una quarantina di storici veicoli tramviari interurbani milanesi, motrici e rimorchi, da anni accantonati all’aperto presso il deposito di Desio. Concluso l’iter di una gara in corso di esperimento la fiamma ossidrica dardeggerà i suoi infuocati colpi letali.CSE 2019.02.26 Tram Interurbani Milano 003CSE 2019.02.26 Tram Interurbani Milano 004.jpgSono i tram che ancora pochi decenni fa sferragliavano annunciandosi con il loro rauco fischio lungo sedi poste lateralmente alle carreggiate di strade statali e provinciali per collegare Milano con Giussano fino al 1958, Corsico e Monza (Ω 1966), Cassano d’Adda (Ω 1972), Vaprio d’Adda (Ω 1978), Vimercate (Ω 1981), Carate (Ω 1982), Desio (Ω 2011).
Di questa rete, che precedentemente si estendeva ad Ovest sino a Magenta e Castano, ad Est a Trezzo e Bergamo, a Sud a Pavia, Melegnano e Lodi rimane oggi un’unica testimonianza: la tramvia per Limbiate Ospedale, una tratta che dal 29 marzo 2011 origina dal capolinea di Comasina M3 e si sviluppa per 11.600 metri su un percorso elettrificato alla tensione di 600 V cc, a binario unico in sede propria adiacente alla Via dei Giovi, un tempo Strada Statale 35, con tre raddoppi sedi di incrocio rispettivamente a Cormano Molinazzo, Paderno Cassina Amata, Varedo.CSE 2019.02.26 Tram Interurbani Milano 002Oggi, pur costituendo una valida alternativa ad una strada affollata al limite del collasso, è servita da pochissime corse nei giorni feriali, nelle fasce orarie dalle 06:00 alle 10:00 e dalle 16:30 alle 21:00 dal lunedì al sabato. I mezzi in uso sono degli elettrotreni a composizione bloccata di tre elementi, allestiti dal 1961 al 1964 unendo una motrice centrale con due rimorchi pilota alle estremità. Ne restano in servizio sei unità delle dodici originarie, in pessime condizioni nonostante interventi di manutenzione e revisione che ne hanno allungato l’agonia.
Il filmato, ripreso nei giorni scorsi e visibile qui, ne mostra uno in servizio mattinale diretto a Limbiate, in arrivo alla fermata di Paderno Tonolli.
Una curiosità: l’azienda Tonolli, un tempo nota fonderia di metalli non ferrosi e dove ebbi modo di lavorare per un biennio all’epoca dell’università, non esiste più da almeno un ventennio. Nonostante ciò la fermata tramviaria ne ha conservato il nome e, fino ad alcuni anni fa, la pensilina presentava una lastratura traforata con l’incisione del logo dell’azienda nei caratteri grafici “fascisti” caratteristici degli anni ’30 del secolo scorso.
Tornando ai rotabili di prossima demolizione presso il deposito di Desio, quelli ancora in grado di essere preservati – una decina in tutto – sono stati oggetto di una petizione, avente per oggetto il loro salvataggio, che ha raccolto decine di migliaia di firme e, recentemente, sono stati richiesti da alcuni privati, da un ristoratore che, da un’azienda bergamasca specializzata nell’organizzazione di eventi e da due associazioni di appassionati.
La prima ha sede a Reggio Emilia, dove un tempo erano attive le Officine Meccaniche Reggiane, costruttrici di una serie di motrici denominate proprio Reggio Emilia.CSE 2019.02.26 Tram Interurbani Milano 005L’altra è la tedesca HSM, Hannoversche Straßenbahn Museum, proprietaria di un importante museo tramviario e di una linea ad anello della lunghezza di circa 2.500 metri nei sobborghi del capoluogo della Bassa Sassonia, sulla quale viaggiano antiche motrici provenienti da svariate città germaniche, oltre che da Vienna, Brno, Amsterdam.
Tutti costoro hanno scritto ad ATM, che non risulta abbia risposto.
L’ipotesi paventata da molti è che ATM attenda l’esito della gara di assegnazione delle vetture demolende a qualche commerciante di rottami, il quale provvederà, se ne rileverà l’interesse, a vendere i rotabili a chi ne farà richiesta. Un’ennesima dimostrazione che le prime a fregarsene del proprio patrimonio storico sono proprio certe aziende esercenti.

Alberto Cazzoli Steiner

Shamballa esiste, e vi si costruiscono case

CC 2018.10.17 Casa 3D 001Mentre mistici e filosofi continuano a cercare invano la sua forma a fior di loto nel nord dell’India, vagheggiando, a dimostrazione di quanto abbiano lasciato andare l’attaccamento alla materia, case d’oro e d’argento tempestate di gemme preziose, gli ingegneri l’hanno trovata.
È in Romagna, a Massa Lombarda, e, sorpresa: non esiste la macchinina che con la forza della mente sforna la salsapariglia e i maglioncini di cachemire tanto cari ai gauchistes ecochic, e che ho sempre immaginato come la gloriosa Imperia con cui le nostre mamme e nonne facevano la sfoglia in casa.
Molto più realisticamente, vi si costruiscono case in terra cruda, calce idraulica, paglia e lolla di riso grazie a Crane Wasp, stampante 3D di ultimissima generazione realizzata da Wasp, azienda leader nella progettazione e produzione di stampanti tridimensionali utilizzabili in svariati settori, edilizia compresa.
E, mediante la stampa digitale tridimensionale ed utilizzando nella miscela del processo additivo materiali locali e prodotti di scarto della lavorazione del riso, è stata realizzata un’abitazione prototipo, non casualmente chiamata Gaia, durante una manifestazione dimostrativa tenutasi presso la sede di Wasp il 6 e 7 ottobre scorsi e denominata, non senza ironia, “Viaggio a Shamballa”.
Merita una menzione l’indispensabile apporto della startup biellese RiceHouse, attiva nel settore dei materiali per bioedilizia utilizzando terra cruda, calce, paglia e lolla provenienti come scarti dalla lavorazione riso. Questa tecnica, ecosostenibile e di ultima generazione, ha consentito di contenere i costi del materiale, utilizzato per realizzare l’edificio dimostrativo, assommante 20 metri quadrati di piano di calpestio, in soli 900 euro.
Per chi volesse approfondire linkiamo questo interessante filmato: https://youtu.be/KS1mb8QVE-E dal quale proviene l’immagine sottostante.CC 2018.10.17 Casa 3D 003Il prototipo Gaia, così denominato in ragione dell’utilizzo della terra cruda quale principale legante della miscela, è il prodotto di un’innovativa tecnologia 3D printing che privilegia l’impiego di fibre vegetali e materiali naturali di scarto provenienti dalla produzione risicola.
Composta al 25% da terreno prelevato in sito (costituito per il 30% da argilla, per il 40% da limo e per il 30% da sabbia), per il 40% da paglia di riso trinciata, per il 25% da lolla di riso e il 10% da calce idraulica, la miscela viene posata in strati additivi portando all’estrusione della parete perimetrale della struttura per complessivi 30 m2 di involucro circolare, spesso 40 cm e completo dei sistemi di ventilazione naturale e dell’isolamento termo-acustico, finito mediante una stratigrafia di copertura in legno, isolata con calce e lolla di riso, rasato internamente con argilla e lolla di riso ed infine levigato e oliato con olio di lino.CC 2018.10.17 Casa 3D 002Ciò rende superfluo installare impianti di riscaldamento e condizionamento, poiché l’interno dell’edificio garantisce temperatura adeguata ed elevato livello di salubrità, grazie anche ad un massetto contro terra appositamente studiato per l’isolamento termico ed anch’esso in calce e lolla di riso, che permette di classare energeticamente in A4. Curato, infine, anche l’orientamento a sud-ovest, con la posa di un’ampia vetrata che, oltre ad ottimizzare la luce naturale, consente di sfruttare l’apporto passivo del sole.

Alberto C. Steiner