Ed eccoci di fronte all’ennesima buffonata: il quaquarnicchio* (* da: uomini, mezzi uomini, quaquaraquà, quaquarnicchi, quaquarnicchio pd5s) vende la Fontana di Trevi e il Parco della Vittoria e con i proventi acquista 400 milioni di dosi di vaccino anti-immondo virus.
Non è chiaro perché 400 milioni: se gli italilandesi assommano a 60.317.000 unità, significa forse che altre dosi andranno alle popolazioni dell’Impero e del Regno di Albania?
I conti, ugualmente, non tornano. Sommando 6.500.000 eritrei, 109.200.000 etiopi, 6.600.000 libici, 16.000.000 somali, arriviamo a 138.300.000 anime. Aggiungendo il Dodecanneso, 200.000, e Tientsin, 15.600.000, siamo a 154.100.000, che diventano 157.100.000 con il Regno di Albania.
Bene, ed ora bambini seguitemi alla lavagna: 60.317.000 italilandesi + 157.100.000 nelle Colonie + 40.000, corrispondenti al 10% di 400.000 dosi, che daremo come perse per rotture od altre ragioni, ci porta ad un totale di?
257.457.000!
Bravo Carletto! si vede che hai dimestichezza con i negri, visto che il tuo nonno nella fabrichétta ne impiega tanti in nero.
Ed ora 400.000.000 – 257.457.000 fa… ve lo dico io: fa 142.543.000. Questa, posto di vaccinare tutti-tutti-tutti, ma proprio tutti, è l’eccedenza, il surplus, di vaccini.
Vediamo… chi di voi bambini mi saprebbe dire quale sarà la sorte di questi vaccini?
…
Li regaliamo alla Cina che ce li rivende a 250 euro l’uno per vaccinare i migranti?
Brava Gaia, un’ottima ipotesi! il buon sangue della tua famiglia di intellettuali di sinistra non mente.
A degno corollario di questa scenetta (non tanto) surreale, un’annotazione: come si fa ad acquistare vaccini non ancora esistenti, non solo perché non ancora prodotti ma anche perché in fase di studio?
Mistero, collocato in un non meglio specificato futures…“Il tuo capitale è a rischio, questo non è un consiglio d’investimento” avverte sulle proprie pagine web eToro, una delle più note e longeve piattaforme mondiali di social trading, che offre investimenti in azioni e criptovalute, trading CFD ed altre modalità di impiego del risparmio.
Per chi non lo sapesse i CFD, Contract For Difference, sono strumenti cosiddetti derivati mediante i quali l’acquirente, a fronte della corresponsione di un tasso di interesse, percepisce il rendimento di un’attività finanziaria mentre il venditore del contratto, incassati gli interessi, si impegna a pagare il rendimento dell’asset cosiddetto sottostante.
Le parti si accordano per scambiarsi il flusso finanziario derivante dal differenziale tra i prezzi di un’attività finanziaria sottostante rispettivamente al momento dell’apertura (accensione) del contratto ed al momento della sua chiusura (conclusione).
Attraverso i CFD si opera quindi sulle differenze di prezzo dei contratti, guadagnando o perdendo in funzione della differenza tra il prezzo di acquisto ed il prezzo di vendita del sottostante, moltiplicato per il numero di CFD scambiati.
È possibile acquistare o vendere allo scoperto (fonte: Borsa Italiana).
Per chiarire il significato di acquistare o vendere allo scoperto ricorriamo a Wikipedia: la vendito allo scoperto, chiamata anche vendita a nudo (in lingua inglese short selling, o semplicemente short) è un’operazione finanziaria che consiste nella vendita di titoli non direttamente posseduti dal venditore, ma presi in prestito dietro il versamento di un corrispettivo, con l’intento di ottenere un profitto a seguito di un movimento ribassista in una borsa valori.
Si tratta di strumenti finanziari complessi e non alla portata di chiunque, soprattutto non del piccolo risparmiatore, poiché presentano un elevato rischio di perdere denaro alla stessa velocità di una mano a poker.
Il Web abbonda di riferimenti, ivi compresa l’esortazione contenuta in un articolo de Il Sole24Ore pubblicato il 18 marzo scorso, in piena pandemia e data come vedremo proseguendo nella lettura non casuale, a vietarne l’effettuazione: Cosa sono le vendite allo scoperto e perché vietarle (non sempre) funziona.
Ciò premesso, nello scorso mese di marzo si contavano cinque aziende intente a sviluppare un vaccino contro il coronavirus, e la propaganda di eToro volta a sollecitare l’interesse di potenziali investitori testualmente declamava: “Mentre la pandemia di Covid-19 si fa strada in tutto il mondo e i paesi cercano disperatamente di contenere il virus, la necessità di un vaccino risulta evidente. E il tempo è essenziale. Queste aziende sono coinvolte in una gara contro il tempo per sviluppare un vaccino per il Coronavirus che possa essere immesso sul mercato il prima possibile. Quale sarà la prima a commercializzarlo?”
“eToro” risponde un esperto che intende rimanere anonimo, alla mia domanda sull’affidabilità “è seria ma si rivolge a gente con poca conoscenza finanziaria, che approccia gli investimenti con mentalità da scommettitore e quindi ha un approccio aggressivo sul marketing. Quindi si, è tutta speculazione.”
Le aziende sulle quali eToro proponeva di investire erano:
il colosso farmaceutico britannico GlaxoSmithKline, uno dei principali produttori mondiali di vaccini, famoso per aver introdotto sul mercato i vaccini per il Papillomavirus umano e quelli per l’influenza stagionale e che, secondo il disclaimer di eToro: “attualmente sta fornendo ad un’azienda biotecnologica cinese la tecnologia necessaria per sviluppare un vaccino per il Covid-19.”
la francese Sanofi, che “ha un team di scienziati negli Stati Uniti che lavora al vaccino in collaborazione con la BARDA, Biomedical Advanced Research and Development Authority, usufruendo dei progressi fatti in precedenza dall’azienda su un vaccino per la SARS. Anche la SARS fa parte della famiglia dei Coronavirus, e questo può dare a Sanofi un vantaggio nello sviluppo di un vaccino per il Covid-19.”
Regeneron Pharmaceuticals, l’azienda biotecnologica newyorkese che “sta sviluppando un trattamento che potrebbe proteggere le persone dal contagio del Coronavirus. Il trattamento utilizza anticorpi di topi geneticamente modificati con sistemi immunitari per imitare quelli degli esseri umani. L’azienda sostiene che potrebbe essere pronta per i test sull’uomo già ad agosto.”
Gilead Sciences, azienda biofarmaceutica statunitense che “sta lavorando su un trattamento per i pazienti affetti da Covid-19, che ha già aiutato un paziente negli Stati Uniti e che sarà presto inviato in Asia per test clinici in fase avanzata più completi. Questi studi determineranno se il trattamento può invertire l’infezione, aiutare i pazienti a guarire più velocemente e ad essere dimessi dall’ospedale più rapidamente.”
Johnson & Johnson, il colosso farmaceutico americano che “ha collaborato con la BARDA, Biomedical Advanced Research and Development Authority, per sviluppare trattamenti per il Covid-19. Il colosso farmaceutico americano sta utilizzando la tecnologia della sua piattaforma vaccinale sviluppata in precedenza per un vaccino sperimentale contro l’Ebola.”
Gli analisti della piattaforma, affermando che le azioni delle aziende sopra nominate avrebbero sicuramente segnato vantaggiose variazioni durante lo sviluppo di una soluzione, esortavano gli investitori ad aggiungerle alla Lista Preferiti per seguire gli sviluppi.
Da quei giorni, come scrive oggi Borsainside esortando ad investire sui titoli azionari delle società impegnate nella ricerca del vaccino anti-coronavirus, la posta in gioco si è fatta sempre più alta e la concorrenza sempre più forte rendendo sempre più concreta la possibilità di conseguire lauti guadagni.
“Tra le idee di investimento maggiormente prese in considerazione dai traders negli ultimi tempi ci sono quelle che puntano sui titoli azionari delle società che sono impegnate nella ricerca contro il coronavirus. Senza andare troppo lontani, l’andamento su Borsa Italiana del titolo Diasorin ha dimostrato quanto sia importante per le società medicali e della diagnostica riuscire ad arrivare per primi su determinati risultati che si inseriscono nella più grande lotta contro il coronavirus. Nel caso specifico di Diasorin la definizione di uno strumento rapido per la diagnosi precoce del Covid-19, significò un forte apprezzamento del valore delle azioni.
La citazione di Diasorin è solo un esempio per aiutare a capire quanto pesante sia la posta in gioco nella competizione tra le società del settore medico impegnate nella ricerca contro il coronavirus” afferma Borsainside, segnalando che nel frattempo le società farmaceutiche meritevoli di attenzione sono passate da cinque a diciotto.
A quelle citate in apertura si sarebbero infatti aggiunte Advent, Altimmune, Biontech, Cytodyn, Heat Biologics, Inovio Pharmaceuticals, Moderna, Novavax, Pfizer, Roche, Takeda, Vaxart e Vir Biotechnology, quasi tutte quotate nei listini della borsa di Wall Street e tutte in grado di presentare fatturati molto consistenti.
Dal punto di vista dell’investitore, acquistare le azioni di queste società costituirebbe un’opzione da prendere seriamente in considerazione.
Gli esperti di Borsainside avvertono: “poichè le società sono tante ed è logico pensare che solo poche di esse possano giungere traguardi concreti, è meglio investire in questi titoli attraverso strumenti derivati come ad esempio il CFD Trading: investire in borsa mediante i contratti per differenza significa infatti speculare sull’andamento dei prezzi delle azioni senza diventare azionisti.”
Va detto che fra i piedi dei giganti della sanità impegnati nella ricerca del vaccino si muovono numerosissime società più piccole attive nel segmento, gettatesi a capofitto nella ricerca per poter compiere il grande salto di qualità da tempo atteso.
Ma l’obiettivo non è solo il vaccino. La competizione in atto riguarda anche la realizzazione di trattamenti per la cura degli effetti del Covid-19.
Naturalmente, come sempre accade in momenti di confusione e spinte propulsive incontrollabili, le voci si sprecano e molte sono diffuse artatamente per gettare discredito sugli avversari piuttosto che promuovere l’una o l’altra azienda. L’investitore, o meglio il suo analista, deve quindi prestare la massima attenzione, effettuando attente scremature delle fonti prima di scegliere su chi investire, ben sapendo come il predomio degli americani in ambito biotech sia notoriamente indiscutibile.
Tra le date significative della maratona dobbiamo ricordare il 15 aprile, quando Advent si dichiarò pronta ai test su 550 volontari sani e, una volta superata la sperimentazione clinica, il vaccino sarebbe potuto essere disponibile da settembre
Non va assolutamente dimenticata inoltre la data fatidica del 2 maggio, quando i media riportarono la notizia della terapia con plasma iperimmune, in corso di sperimentazione a Mantova, Pavia e Padova.
Ed infine l’8 maggio, quando venne riportata la notizia che, con l’approssimarsi dell’estate, il virus avrebbe perso potenza, contagiosità e probabilmente letalità.
Conclusione: qualcuno, leggendo queste righe, si sarà stupito e magari anche indignato per il fatto che vi sia gente, e mi riferisco ai comuni mortali, non ai tycoon della finanza mondiale, interessata a speculare sui vaccini, investendovi 1.000 o 5.000 euro piuttosto che 25mila?
Io posso assicurare che non mi sono affatto stupito a scriverle.
Alberto Cazzoli Steiner
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