Sorridono tra un selfie e l’altro, ma sarà un riso sempre più amaro

CC 2019.07.04 riso amaroMentre a sinistra e a destra giocano al teatrino dei pirla nell’intento di anestetizzare gli imbecilli che credono ai falsi obiettivi, i numerosi chiaroscuri dell’accordo fra Unione Europea e Vietnam rischiano di ammazzare il mercato risicolo nazionale.
L’accordo firmato domenica 30 giugno tra Hanoi e l’Unione Europea, rappresentata dal Commissario al Commercio Cecilia Malmström e dal ministro rumeno per il Commercio Stefan-Radu Oprea, elimina quasi totalmente le barriere doganali e prevede misure affinché 169 indicazioni geografiche europee siano protette nello Stato asiatico.
Alcune righe dell’accordo, strumento sul quale la Commissione Ue ha puntato molto come strumento di negoziato commerciale, sono dedicate alla solita fuffa formale: l’impegno al rispetto dell’accordo di Parigi sul clima e alla messa in atto dei principi sul diritto dei lavoratori dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Blablabla.
Il numero uno di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, afferma però che l’accordo potrebbe nuocere gravemente alla produzione risicola nazionale e sollecita controlli alle frontiere ed ai porti sulle importazioni di riso da Cambogia e Myanmar (Birmania), perché è minacciata una produzione tipicamente europea come la varietà Japonica.
L’intesa col Vietnam, secondo Giansanti, non è soddisfacente per il riso, per il quale è stato fissato un contingente di importazioni agevolate sul mercato europeo di circa 80mila tonnellate, le cui conseguenze si sommano alla pesante situazione già determinatasi nelgli scorsi anni proprio in ragione delle concessioni fatte a Myanmar e Cambogia.
Estremamente critica la posizione di Coldiretti, il cui presidente Ettore Prandini, ricorda come il riso sia prevalentemente ottenuto attraverso il lavoro minorile, aggiungendo come l’accordo sia sbagliato e contraddittorio in virtù della difficile situazione del comparto e della decisione dell’Unione europea che da metà gennaio 2019 ha messo finalmente i dazi sulle importazioni provenienti dalla Cambogia e del Myanmar, che fanno concorrenza sleale ai produttori italiani.
Secondo Coldiretti, inoltre, il settore agricolo non deve diventare merce di scambio degli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto sul piano economico, occupazionale e ambientale sui territori. E la parità dei criteri deve essere rispettata poiché in gioco c’è il primato dell’Italia in Europa: il nostro paese è il primo produttore di riso con 1,40 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4mila aziende, che copre il 50% dell’intera produzione Ue, con una gamma varietale del tutto unica su una superficie coltivata di circa 220mila ettari.
Paolo Carrà, dell’Ente Nazionale Risi, parla addirittura di beffa: “Adottata la clausola di garanzia dopo anni di concorrenza sleale sul riso Indica cambogiano, l’Europa viene invasa da migliaia di tonnellate di riso Japonica lavorato, che non paga dazio. E si tratta di una doppia beffa, poiché si tratterebbe di varietà Japonica molto simili all’Indica. I numeri sono già impressionanti: nel mese di aprile 2019 sono entrate 11.261 tonnellate di lavorato Japonica e in maggio circa 18mila, portando il dato totale della presente campagna (settembre 2018-maggio 2019) a 52.076 tonnellate, con un incremento di 31.167 tonnellate (+149%) su base annua. Poiché il riso di tipo Japonica non è interessato dall’applicazione della clausola di salvaguardia, le importazioni di riso Japonica avvengono senza il pagamento del dazio e arrecano un danno alla coltivazione del riso europeo in quanto tale tipologia rappresenta il 75% della produzione totale di riso nell’Ue. Proprio per questo, esistono le condizioni perché la Commissione europea adotti la clausola di salvaguardia sul riso Japonica lavorato d’importazione.”
“Peraltro da parte del Mipaaft (Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo – NdR) sottolinea Carrà “c’è grande impegno per la difesa del Made in Italy, come dimostra l’impegno di Centinaio proprio sulla Cambogia e l’attenzione che ha riservato in questi mesi al problema dell’ex Birmania. Non dimentichiamo che il paese da cui proviene il riso lavorato è lo stesso che ha deportato la popolazione Rohingya, così come gravi violazioni dei diritti umani sono state segnalate anche in Cambogia.”
Per finire, lancia in resta anche per l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Fabio Rolfi, che parla di “passo indietro sulla sicurezza alimentare, sui diritti dei lavoratori e sulla qualità del cibo. Si tratta di un pugno nello stomaco che l’Unione europea assesta ai risicoltori lombardi. L’accordo con il Vietnam per l’agricoltura lombarda è una follia che non abbiamo intenzione di subire, e non nascondo la mia preoccupazione considerando che i 1.800 risicoltori lombardi producono il 40% del riso italiano. Li difenderemo dalle folli politiche europee.”
Sarà, ma a me sembra che i buoi siano scappati. Dov’erano i politici italilandesi quando si trattava di sputare in faccia a quelli di Bruxelles?

Alberto Cazzoli Steiner

Paesi Bassi: un rifugio invisibile di 35 metri quadrati

CSC 2019.03.30 Rifugioparco 002Se le archistar non fossero sopraffatte dal proprio ego avrebbero molto da imparare da questo modestissimo edificio, che possiede però notevoli controindicazioni: non può alimentare il trogolo di politici, amministratori e maneggioni vari poiché non fornisce lavoro alle megaimprese degli appalti pubblici, quelle che giocano con la finanza in carta del burro, quella che costruisce edifici finanziati da una banca, che li rivende ad un’altra che li affitta ad una compagnia di assicurazioni che li subaffitta alla pubblica amministrazione, che utilizza superfici di 120mila metri quadrati per tenervi uffici deserti o, una o due volte l’anno, convegni ai quali partecipano al massimo 60 persone.
E il resto è affittato ai soliti mutatemutandis, paninarium, biofrullallarium, ecosciurettam e libertomentosum che adeguano strutture, aprono, spendono per lavori interni eseguiti sul nuovo, chiudono, arriva un altro attore del medesimo teatrino, adegua strutture, apre, spende per lavori interni eseguiti sul nuovo, chiude, arriva un altro attore del medesimo teatrino, adegua … ah no, scusate: mi stavo ripetendo.
È probabilmente per questa ragione che il minuscolo edificio che sto per descrivere è stato pensato e realizzato nei Paesi Bassi e non in italiland.CSC 2019.03.30 Rifugioparco 003CSC 2019.03.30 Rifugioparco 004.jpgEsteso su 2.388 ettari compresi fra i comuni di Utrecht, Stichtse Vecht e de Bilt, il Noorderpark è un’area di riqualificazione che include i laghi Loosdrecht, le foreste di Hollandsche Rading e i villaggi di Maartensdijk e Groenekan.
Il sito è sottoposto alla competenza dello Staatsbosbeheer, l’organismo statale costituito nel 1899 per la salvaguardia del patrimonio naturale.
All’interno del parco, nel 1966 venne realizzato uno spartano edificio con funzione di punto di appoggio logistico per i volontari che curano l’habitat. Ormai bisognosa di un’importante manutenzione, la struttura è stata sostituita con una ancora più semplice, ma affascinante e progettata in modo da poter essere visibile solo nelle immediate vicinanze, minimizzando al massimo l’impatto visivo.CSC 2019.03.30 Rifugioparco 001.jpgEsteso su soli 35 m2 ed altro al colmo interno 3,5 m, l’edificio consta di ripostiglio, bagno/lavanderia, angolo relax con letto e zona pranzo con focolare, stufa a legna e sedute.
Il focolare è portante della struttura di supporto della copertura ed è conformato in modo da ricordare un albero.
Le facce esterne di tetto e pareti dell’edificio sono realizzati in pannelli in alluminio dipinti in verde, quelle interno sono rivestite in pannelli di legno locale. Ampie aperture finestrate caratterizzano pareti e tetto creano un forte richiamo con l’ambiente esterno, che “entra” nella struttura smaterializzando i confini anche grazie alle due ampie porte scorrevoli ad angolo che, aprendosi completamente, offrono l’opportunità di godere del prato ed instaurare un rapporto intimo e diretto con la foresta circostante.
L’ambiente naturale è l’unico protagonista della scena, e cucina e camino sono alimentati dalla legna raccolta all’interno del parco, e nessuno è andato in fissa per la questione di eventuali emissioni nocive originate da un focolare acceso saltuariamente ed in funzione solo per poche ore.CSC 2019.03.30 Rifugioparco 005Un’opera minima, di facile realizzazione, basso impatto e costo modesto, ripetibile su ampia scala ed in grado di stupire per la sua caratteristica di rifugio, quasi nascondiglio, inaspettato.
Ne abbiamo parlato proprio perché, nonostante la sua apparente modestia, costituisce un esempio di opera adeguata al contesto, in cui la forma risponde alla funzione in modo adeguato e naturale.

Alberto Cazzoli Steiner