Ferrovia delle Dolomiti: se il Sud Tirolo si italilandizzasse, vi italilandizzereste voi?

Molto tempo fa lessi in un saggio di economia una massima che mi rimase impressa: la moneta cattiva scaccia quella buona.
Sono fermamente convinto che ciò valga anche per costumi sociali, condizioni di vita, interazione fra persone. Senza tirare in ballo dialoghi sui massimi sistemi lo dimostrano le piccole cose di ogni giorno. Prendiamo un elemento primordiale, il cibo: è normale, anzi è una moda, si chiama street food, mangiare per strada e sui mezzi di trasporto pubblico incuranti del rischio di insozzare cose e persone; è normale parlare con la bocca piena, è normale brandire la forchetta come se fosse una zappa, o nella foga del discorso puntarla come un’arma, e il coltello come se fosse un flessibile; è normale bivaccare schiamazzando all’esterno di locali pubblici.
Se poi, come seppi che accadde quando abitavo sui Navigli, a certi avventori piovvero in testa secchiate di acqua bollente e soda accompagnate da una mitragliata di chiodi, si trattò certamente di un gesto esecrabile ma comprensibile: non tutti chiamano i carabinieri, che tanto non escono, e l’esasperazione è come il Natale. Quando arriva arriva, e in tribunale vengono pur sempre considerate attenuanti generiche e specifiche.
Adoro giudici e avvocati, quando inanellano dotte disquisizioni sul fatto de quo, purtoppo dimenticando sempre Qui e Qua.CV 2017.03.26 Ex Ferr Dolomiti 003De quo, appunto: gli interventi di bassa macelleria altrimenti detti potatura dei rami secchi (autocitazione dal mio libro: Voghera-Varzi, un treno per l’Oltrepò, Cetrasp 1980) portarono, in ossequio al trasporto su gomma e segnatamente all’incremento del mezzo privato, ad una tanto drastica quanto dissennata riduzione di linee ferroviarie e tramvie, che avrebbero potuto, e potrebbero tuttora costituire, l’ossatura delle strutture per una mobilità sostenibile, oltre che un modello di riferimento per comportamenti meno individualisti.
La prima ondata si verificò negli anni ’30 del XX Secolo, seguita da una negli anni ’60 del cosiddetto boom economico, una nel decennio successivo riguardante in particolare lo smantellamento dei trasporti urbani su rotaia ed una, di notevoli proporzioni specialmente a carico di ferrovie locali, a cavallo tra il primo e l’attuale decennio di questo secolo.
L’elenco dei misfatti è innumerevole e non lascia indenne nessuna regione, neppure quelle considerate, non si è mai capito il perché, più illuminate. Ed in questo senso il Trentino – Alto Adige non fa eccezione: Ora – Predazzo, Dermulo – Fondo – Mendola, Ferrovia della Val Gardena, Tramvia Lana – Postal, Ferrovia delle Dolomiti.
Quest’ultima, in tedesco Dolomitenbahn, era una ferrovia di montagna a scartamento metrico, aperta all’esercizio il 15 giugno 1921 e, a pochi anni da un dispendioso rinnovo di mezzi e infrastrutture, attuato in occasione delle olimpiadi invernali del 1956, chiusa definitivamente il 17 maggio 1964 in difetto di ulteriori necessari investimenti. Univa le province di Bolzano e Belluno collegando Dobbiaco, posta sulla linea ferroviaria internazionale Fortezza – San Candido – Prato alla Drava, con Calalzo di Cadore servendo l’iumportante località turistica di Cortina d’Ampezzo.
Possiamo ricordarla attraverso spezzoni di numerosi film, interpretati anche da attori molto noti. Uno per tutti: Il conte Max, del 1957, con Alberto Sordi e Vittorio De Sica.
Alcuni anni fa il sedime e gli edifici furono posti in vendita all’asta, ne scrivemmo il 27 marzo 2017 nell’articolo Ex-stazioni ferroviarie e occasioni perdute. In ragione di consistenti lavori di ripristino, costosi e limitati da vincoli monumentali, oltre che delle pesanti restrizioni nell’uso dei fabbricati, le aste andarono deserte. E fu la quarta volta.contesto ferdolomitiCirca l’ipotesi del ripristino della ferrovia, ovviamente su un tracciato diverso da quello originale, il 13 febbraio 2016 venne siglato a Cortina un protocollo d’intesa sottoscritto da Luca Zaia, Governatore della Regione Veneto, e da Arno Kompatscher, Presidente della çrovincia Autonoma di Bolzano.
Purtroppo, è notizia di questi giorni, il progetto sembra destinato a naufragare per il suo costo eccessivo. La notizia viene riportata, fra gli altri, dal quotidiano Alto Adige, che si segnala per l’inesattezza dei riferimenti geografici forniti e per l’intollerabile approssimazione circa il tracciato di progetto, oltre che per la pubblicazione di una bellissima immagine … della Ferrovia della Val Gardena.imageSiamo abituati all’ignoranza dei pennivendoli quando si tratta di trasporti, e la cosa non ci stupisce. Riportiamo però il link all’articolo poiché a nostro avviso costituisce una summa dell’ignoranza in materia ferroviaria.
Comica finale: sempre di questi giorni è la notizia (Alto Adige Innovazione) dell’istituzione di un collegamento aereo diretto Bolzano – Aosta, per favorire il turismo … cinese.
So ist es wenn es scheint dir, che è più o meno l’equivalente tedesco di: così è, se vi pare.

Alberto Cazzoli Steiner

2 giugno: quando l’Europa mostrò intento e coesione

Il 2 giugno 1957 fu una delle poche volte in cui l’Europa mostrò cosa significasse coesione, unione, collaborazione.
L’idea fu geniale: collegamenti rapidi diurni con servizio bar e ristorante improntati a confort e lusso fra le principali città europee,  con dogana a bordo per ridurre i tempi di sosta alle frontiere. La decisione fu presa nelle stanze dei bottoni, ma fu dal basso, dall’odore di grasso, nafta, contatti elettrici, sapore di ferro in bocca, albe gelide e rotaie torride che per 31 anni la gestione si svolse con la massima regolarità, purtroppo segnata da alcuni gravi incidenti.CC 2018.06.02 TEE 002Il servizio rapido TEE, Trans Europa Express, di sola prima classe e soprannominato König der Schienen, re dei binari, venne a ispirò anche il gruppo elettropop Kraftwerk, che nel 1977 pubblicò l’album Trans Europa Express.
Sotto il profilo tecnico, a causa delle diverse tensioni elettriche di alimentazione delle reti ferroviarie, vennero privilegiati convogli automotori Diesel, ed in tal senso si distinse il nostro complesso binato Aln 442/448 costruito in nove unità dalla Breda di Sesto San Giovanni: poco potente, e sulle rampe del Brennero e del Gottardo si notava, ma elegantissimo.
La palma del più imponente spetta al complesso tedesco Baureihe VT 601, notevoli anche quello francese inizialmente adattato da materiale esistente, e quello svizzero/olandese che terminò tristemente i suoi giorni in Canada.
Ma furono gli svizzeri a sancire il senso dell’internazionalità, con l’elegante complesso RAe 1050 che, oltre che per la raffinatezza degli allestimenti interni, si caratterizzava per il fatto di essere quadricorrente, vale a dire che poteva indifferentemente viaggiare sotto il 15.000 Volt in alternata delle ferrovie svizzere, tedesche ed austriache, piuttosto che sotto i 1.500 o i 3.000 in corrente continua delle ferrovie francesi, italiane, belghe, olandesi.
Di tutti questi convogli, veri reperti di archeologia ferroviaria, oggi sopravvivono il RAe 1053 svizzero, mirabilmente restaurato e regolarmente utilizzato per convogli speciali d’agenzia, il complesso svizzero/olandese in corso di restauro a cura di un’associazione olandese che ha compiuto veri salti mortali sottoponendosi a notevoli sacrifici economici per riportarlo in patria dal Canada e quello tedesco, che subì tristi vicissitudini quando rischiò di essere demolito a Pavia, dopo essere stato acquistato da una società italiana che intendeva adibirlo a servizi d’agenzia, ma che fallì.CC 2018.06.02 TEE 001.jpgIl nostro elegante Binato Breda dall’accattivante linea non esiste più: dapprima declassato a servizi locali nel Trevigiano, ritrovò un effimero momento di gloria nell’impiego per servizi veloci sulla ionica calabrese. Infine l’amianto da bonificare, le pastoie burocratiche, un inspiegabile disinteresse lo portarono a varcare un’ultima volta i confini durante una manifestazione tenutasi in Austria: livrea ingrigita dal tempo e vasti affioramenti di ruggine, gli conferivano un senso di mestizia, miseria e abbandono. Oggi è a Santhia, presso un’azienda specializzata in manutenzione di rotabili ferroviari, in attesa di un improbabile restauro.
Abbiamo scelto tre immagini per rappresentarne degnamente la memoria: una appartenente al Centro Audiovisuale FS che ne ritrae un’unità ripresa a Modane; la seconda delle SNCF, Société Nationale des Chemins de fer Français, che ci è estremamente cara, ripresa a Nizza nei primi anni Sessanta; la terza, una rarità, che lo vede, già non più in servizio TEE, mentre impegna il ponte sul fiume Adda a Lecco durante l’effettuazione di uno degli ultimi servizi speciali.CC 2018.06.02 TEE 003Abbiamo inteso celebrare anche l’elegante complesso elvetico con due immagini, quella a colori, decisamente svizzera, ripresa da Flickr e l’altra, assolutamente milanese, scattata da Roberto Trionfini nel pomeriggio del 17 giugno 1978 e raffigurante il mitico TEE 58/59 Gottardo Milano – Zurigo, prolungato a Genova vigente l’orario estivo, mentre rientra dal capoluogo ligure diretto a Zurigo sfilando accanto all’inconfondibile l’Abbazia cistercense di Chiaravalle, a poche decine di metri dal cui abside correvano un tempo i binari.CC 2018.06.02 TEE 005.jpgPer concludere una miscellanea di date, nomi, numeri e curiosità sui TEE grazie alla disponibilità di Archeologia Ferroviaria ed alla competenza di Lorenzo Pozzi.
5 ottobre 2017 Ricordando i Trans Europa Express
“Se quello con il numero più basso (1/2) fu l’Aquitaine Paris Austerlitz – Bordeaux, il più longevo fu il 58/59 Gottardo Zürich HB – Milano Centrale – in estate prolungato fino a Genova Brignole – in servizio per 27 anni dal dal 1° luglio 1961 al 24 settembre 1988, storicamente affidato agli elettrotreni quadricorrente svizzeri RAe 1051-1055.
Quello dalla durata più effimera, soli 251 giorni di effettivo esercizio nonostante sulla carta sia esistito dal 28 maggio 1979 al 30 maggio 1980, fu il 14/15 Bacchus Dortmund – München.
Il 2 giugno 1957, contemporaneamente al 23/24 Mont Cenis Milano Centrale – Lyon Perrache, inaugurarono il servizio:
Arbalète Paris Est – Zürich HB
Edelweiss Amsterdam – Bruxelles N. – Lussemburgo – Strasburgo – Basel SBB – Zürich HB
Helvetia Zürich HB – Frankfurt – Hamburg-Altona
L’Étoile du Nord Paris Nord – Amsterdam CS
L’Ile de France Paris Nord – Amsterdam CS
L’Oiseau Bleu Paris Nord – Bruxelles Midi/Brussel Zuid
Paris-Ruhr / Molière Paris Nord – Colonia
Rhein-Main / Van Beethoven Frankfurt – Amsterdam CS
Saphir Nurnberg – Frankfurt – Bruxelles Midi
Anche il 151/156 Ligure Milano Centrale – Genova – Marseille St. Charles – Avignone avrebbe dovuto essere della partita, ma iniziò il servizio solo a partire dal 12 agosto
Gli altri TEE interessanti l’Italia furono, in ordine di apparizione:
84/85 Mediolanum Milano Centrale – München dal 15.10.1957 al 02.06.1984
7/8 Lemano Milano Centrale – Genève-Cornavin dal 01.06.1958 al 22.05.1982
83/86 Ticino Milano Centrale – Zürich HB (pensato come rinforzo del Gottardo) dal 01.07.1961 al 25.05.1974.CC 2018.06.02 TEE 004Non dobbiamo dimenticare i TEE interni, a partire dal 68/69 Colosseum/Settebello Milano Centrale – Roma Termini vigente dal 26 maggio 1974 al 2 giugno 1984:
92/93 Adriatico Milano – Bari dal 03.06.1973 al 30.05.1987
36/37 Cycnus Milano – Ventimiglia dal 30.09.1973 al 27.05.1978
94/95 Vesuvio Milano – Napoli dal 30.09.1973 al 30.05.1987
78/79 Ambrosiano Milano – Roma dal 26.05.1974 al 30.05.1987
Del Bavaria, il più corto in assoluto insieme con il Merkur, ho scritto recentemente. Il più veloce fu l’Aquitaine Parigi-Bordeaux, con una media di 145 km/h e quello con la percorrenza più breve fu il Ticino: 293 km tra Milano e Zurigo condivisi con il Gottardo, che fu l’ultimo TEE internazionale in esercizio, cessato con l’orario estivo 1988 dopo 27 anni di onoratissimo servizio.
Il Merkur vantò un altro primato: le sue due vetture furono le uniche ad essere traghettate, tra Puttgarden e Rødby.
L’immagine del TEE, da noi, non è tanto legata alle eleganti e comodissime vetture Fiat entrate in servizio a partire dal 1971, ma all’autotreno Breda ALn.442-448 costruito in 7 unità fra luglio e ottobre 1957, seguite da altre 2 nel giugno 1958: iconograficamente è il materiale del Lemano, del Gottardo e del Mont Cenis.”

Alberto C. Steiner