Rilanciamo, senza nulla togliere o aggiungere, l’articolo di Maria Micaela Bartolucci pubblicato su Conoscenze al Confine il 23 corrente sotto il titolo “Ignavi e servi”.Un parlamento di ignavi e servi, come quello che, attualmente, occupa gli scranni delle massime istituzioni, non si era mai visto nella storia della repubblica.
L’Italia è guidata da un governo tecnico che, non essendo espressione di una scelta politica, non rappresenta il popolo né le sue istanze ed è, invece, espressione dei desiderata di una élite sovrannazionale, mondialista, che riesce, in questo modo, a far prevalere i propri interessi economici, rispetto ai reali bisogni del paese. Di conseguenza, le scelte amministrative e le politiche sociali che vengono portate a termine, hanno come unica finalità, la funzionalità a questo disegno. Quando parliamo di queste tematiche non abbiamo bisogno di riferirci a quattro signori incappucciati che si giocano ai dadi le sorti del mondo.
No, facciamo riferimento a noti gruppi di potere sovrannazionali che hanno specifici interessi da difendere e che delegano, a dei subalterni, la difesa degli stessi, attraverso la gestione locale (nazionale). Le azioni amministrative che questi gestori devono intraprendere sono quello che noi chiamiamo “Agenda”, un’Agenda che nessun servo troverà sulla sua scrivania perché a costoro, ultimo gradino della piramide del potere, non compete conoscere né sapere, essendo meri esecutori di ordini… “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare…” (Alighieri, Dante, Inferno, canto III, “Divina Commedia”)
Per costruire questo progetto sono stati necessari anni di sistematica azione che portasse alla demolizione culturale, allo svuotamento ideologico, alla distruzione di ogni valore etico, alla pianificazione dell’introiezione di falsi diritti civili, alla rimozione di fondanti diritti reali.
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Ecco perché era necessario spingere l’antipolitica, la disaffezione attraverso lo sputtanamento anche dei valori fondanti della più nobile delle occupazioni umane, vilipesa e svilita, tra gli altri, da un puttaniere sedicente anticomunista, da un ex comico e da un perito informatico, nonché da un giornalistucolo rampante che si è prostituito per quattro spicci, prendendo un po’ troppo alla lettera “comprate il mio didietro, io lo vendo per poco”.
Altre forze partitiche non sono certo migliori: sul PD non ci esprimiamo essendo da sempre il nemico, la Lega, dietro ad un accanito “selfista”, postatore seriale di scempiaggini, nascondeva l’anima nera di omuncoli che accarezzano ancora il sogno proibito di un antico regionalismo, solo un po’ più svilente di quello di migliana memoria, le altre presenze sono agglomerati dismorfici che non meritano neppure la nostra attenzione.
Cosa è venuto fuori da questa accozzaglia? Un parlamento composto da scappati di casa, improvvisati, nullità prestate alla politica, spocchiosi narcisisti, opportunisti, eminenze grigie, buffoni, ballerine, nani… un circo Barnum di gente che, neppure lontanamente, ha un’idea di cosa significhi fare politica, prendere decisioni, operare scelte. Esattamente quello che serviva ai burattinai del vincolo esterno. Queste cialtronesche comparse potevano essere agevolmente e direttamente guidate e, per farlo, si è scelto il migliore dei maggiordomi che ci fosse sulla piazza italiana, un uomo ben addestrato ed ubbidiente, qualcuno “cresciuto” all’interno di quei centri di potere a cui accennato prima, il vile affarista Mario Draghi.
Da chi siamo amministrati quindi? Da servi che sostengono Draghi, formalmente o di fatto (PD, M5S e Lega) ed ignavi che fingono opposizione (tutti i gruppuscoli ed i Partiti, compresi i fuoriusciti dal Governo Conte 2), una manica di inutili, insulsi commedianti. Aspettarsi un’azione politica da tali individui sarebbe come essere convinti che Cicciolina sia vergine. Pura fantasia non suffragata da fatti, qualcosa che va oltre lo sprezzo del ridicolo, voglia indomita di credere alle favole. Purtroppo la realtà non lascia scampo all’illusione.
Quanto sta avvenendo ormai da mesi, le manifestazioni che si susseguono ogni sabato e, più recentemente i fatti di Trieste, avrebbe meritato, quantomeno, l’attenzione di questi fantocci che avrebbero potuto reagire con diversi strumenti a loro disposizione: interrogazioni, mozioni di sfiducia, azioni di protesta… invece, nel silenzio più assoluto, costoro hanno continuato a fare il loro “lavoro”.
Ci sono state, per la verità, alcune reazioni, almeno formali e dovute, di FdI che, però, non hanno avuto alcun supporto da altre formazioni e, di conseguenza, nessuna attuazione, addirittura, quando si è toccato uno dei livelli più bassi di incostituzionalità, si è arrivati a scomodare persino il concetto di libertà di coscienza (come se questi ammassi di cellule ne fossero dotati), un utile stratagemma linguistico dovuto solo al fatto che definire quell’azione “infamia motivata da ipocrisia” pareva brutto.
Proviamo a fare un breve excursus per chiarire meglio alcuni punti di discussione, senza alcuna pretesa né di esaustività né di precisione, che non ci competono per precisa scelta editoriale e che lasciamo a quanti hanno la passione non per le dinamiche, ma per le minuzie.
È evidente, ormai da molto tempo, che ci sono almeno due entità, economiche e sovrannazionali, in aperto conflitto tra loro e che perseguono interessi distinti, o per lo meno, contrastanti, ciò si è esplicitato palesemente in occasione delle elezioni americane dello scorso anno. Non stiamo parlando di operare una dicotomica distinzione buoni/cattivi, i ragionamenti semplicistici e banalizzanti li lasciamo, volentieri, ad altri. Diciamo però, questo sì, in forma estremamente schematica, che c’è un’economia reale che è, chiaramente, in opposizione con un’altra, espressione di una finanza sovrannazionale che ha, quale punto di riferimento, il World Economic Forum, ovvero i sostenitori del Grande Reset che vedono nello Stakeholder capitalism la soluzione di tutti i mali del mondo, nonché, ma solo casualmente sia chiaro… l’ultima possibilità per tirarsi fuori dalla crisi evidenziata dalla bolla finanziaria del 2008.
Libri e varie…
I problemi che quella bolla conteneva, sono lungi dall’essere stati risolti, anzi, forse non sono stati neppure affrontati, semplicemente – “maestra, il cane mi ha mangiato la pagina” – sono stati rimandati a data da destinarsi. Intanto si prendono tempo prezioso e, l’economia reale, quella di chi produce, sta pagando i rischi di finanzieri spregiudicati pronti a tutto per arrivare ad un profitto e non perdere neanche un centesimo di quanto hanno “scommesso”, poco importa se, per farlo, dovessero andare in default interi stati.
La “pandemia” è giunta, per costoro, come manna dal cielo. Prendere tempo per cercare una soluzione e, contemporaneamente, avere una scusa ed una possibilità per assestare un altro colpo all’economia reale in occidente. Il confinamento può essere letto in questa provvidenziale ottica distruttiva: bloccare la produzione, bloccare le partite iva e le piccole imprese, bloccare i servizi e, tanto che c’erano, colpire l’istruzione, la sanità e la pubblica amministrazione… perché se il fine è quello di distruggere uno stato nazionale, o quel che ne resta, nessuna tessera va lasciata in piedi.
Banale? Non credo. Lo stato ha acquistato 60 milioni di dosi di vaccino, che vanno moltiplicate almeno per tre, ma forse quattro o più inoculazioni, ha acquistato materiale elettronico per il telelavoro e la DaD, ha investito in telemedicina, ci hanno “costretto” a fare acquisti on line, Autogril è stato sempre aperto… le azioni di questi colossi finanziari sovrannazionali, che sono stati foraggiati grazie a pandemia e confinamento, hanno continuato a produrre profitto, allo stesso tempo, e per gli stessi motivi, parti consistenti dell’economia reale hanno chiuso: piccole aziende, ristoranti, librerie, bar… le tasse però, specialmente sotto forma di accise, sono aumentate. La domanda è: per finanziare cosa? La risposta è dentro di voi e non è sbagliata.
Fonte: https://frontiere.me/ignavi-e-servi/
Mese: novembre 2021
Kandersteg: se la montagna è instabile
Kandersteg è un villaggio svizzero del Berner Oberland situato a 1.174 metri di altitudine, conta 1.301 abitanti ed è noto per essere una delle principali stazioni sciistiche svizzere, oltre che per ospitare un Centro internazionale al quale affluiscono annualmente decine di migliaia di scout e guide di ogni continente.
Kandersteg è servito dall’omonima stazione lungo la ferrovia del Lötschberg Bern – Spiez – Frutigen – Briga il cui portale Nord del traforo, lungo quasi 15 km, si trova nel territorio comunale.
È infine un cosiddetto Comune Patriziale, vale a dire che ogni famiglia originaria del luogo ha la responsabilità della manutenzione di ogni bene ricadente nei confini comunali.
Gli abitanti della minuscola località vivono da qualche tempo sotto la costante minaccia del crollo dello Spitzer Stein, maestosa montagna situata a Sud-Est rispetto all’abitato e dalla quale ormai quotidianamente cadono piccole rocce e, occasionalmente, anche massi di dimensioni ragguardevoli.
Al verificarsi di gravi eventi Kandersteg si troverebbe direttamente sulla traiettoria di eventuali frane, colate di fango o inondazioni.
Sulla vetta dello Spitzer Stein, a 2.974 metri, il pericolo di un disastro è reale e costante poiché si sta muovendo una massa rocciosa stimata in venti milioni di metri cubi di calcare e marna che, unita con altri detriti e acqua, travolgerebbe senza scampo Kandersteg e i suoi abitanti.
La sezione che sta scivolando più velocemente si muove alla velocità, elevatissima secondo il metro di misura geologico e che non ha riscontro a livello mondiale, di circa 6-8 metri all’anno.
La ragione di tanto pericolo è l’aumento della temperatura che comporta il ritiro dei ghiacci e lo scioglimento del permafrost, compromettendo la stabilità dei pendii delle montagne.
L’Ufficio Federale dell’Ambiente ha stimato che l’8 per cento del territorio svizzero è ormai instabile, e gli insediamenti al di sotto delle zone di permafrost sono sempre più a rischio di frane e colate di fango.
La tendenza al riscaldamento del permafrost non è osservabile solamente in Svizzera, ma anche sul nostro arco alpino, dove le misurazioni dipingono un quadro desolante: le temperature del permafrost hanno raggiunto livelli record in molte località d’alta quota, mentre lo spessore dello strato attivo (lo strato superficiale del terreno che si scongela in estate e si ricongela in inverno) diventa sempre più sottile.
Secondo gli esperti è improbabile che i 20 milioni di metri cubi vengano giù in un’unica grande frana, ma non è escluso che nel prossimo decennio siano possibili cadute di roccia tra gli 1 e gli 8 milioni di metri cubi.
Piccole cadute di massi e allerte dei geologi hanno già portato alla chiusura di sentieri e settori direttamente sotto lo Spitzer Stein e la gente del posto è divisa sui pericoli, con gli abitanti più anziani spesso più scettici.
In ogni caso l’ufficio federale della Protezione Civile ha in corso un esteso monitoraggio hi-tech, che dovrebbe consentire di lanciare un’allerta con preavviso di 48 ore affinché gli abitanti siano in grado di lasciare per tempo il luogo, insieme con il bestiame. Ma le proprietà e le infrastrutture potrebbero essere danneggiate.
Le autorità di Berna hanno presentato una nuova mappa dei pericoli di Kandersteg che, tenendo conto della situazione, ha classificato quasi due terzi del villaggio come zona rossa o arancione, con la proibizione di nuove edificazioni.
Alberto Cazzoli Steiner
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