Viaggio tra veleni e cibo spazzatura

L’altro giorno ero in métro, e alla foto d’epoca improvvisamente palesatasi mancava l’Alfasud color liquirizia.
Soggetto: un’anziana che mezzo secolo fa si sarebbe potuta definire contadina inurbata, di tradizione cara agli allora gauchistes scesi dagli attici alla spasmodica ricerca di matrici popolari, salvo schifare la contadina in questione qualore fosse stata la nonna di qualcuno dei ricercatori, non tanto perché troppo cafona e ignorante per rappresentare Strunz und Drang o filande alla Milva ed altre amenità, ma in quanto in grado, con un semplice sguardo, di riportare quei fighetti arroganti alla loro reale consistenza.
L’anziana in questione, al telefono, discettava con una stupenda cadenza barese di vaccini elencandone proprietà e controindicazioni, quanto deve pippiare lo strazenecchia e se mettere la salsiccia con il finocchietto prima o dopo il moderna e … “Naaa, lu pifizzer non è cosa, è nu tremone!”
E veniamo al tema di queste riflessioni: senza nulla togliere alla pericolosità dei vaccini, sempre più conclamata ed ignorata solo da chi non vuol vedere, è almeno mezzo secolo che l’umanità ingurgita ogni sorta di veleni, e nonostante una presunta maturata consapevolezza il cibo spazzatura è tra i più consumati al mondo, non necessariamente dalle sole fasce povere e non scolarizzate della popolazione.
Secondo uno studio dell’Università di Sydney pubblicato sul mensile Nature Geoscience, Il 64% delle terre agricole mondiali è contaminato da pesticidi. Il riferimento è alla SAU, Superficie Agricola Utilizzata, corrispondente ad un terzo delle terre emerse, vale a dire 5 miliardi di ettari su 15, 3,4 dei quali utilizzati a pascolo, compresi gli alpeggi, 1,4 arabili e 140 milioni occupati da colture permanenti: frutteti, palmizi, vigneti, castagneti. Il computo esclude le superfici sotterranne adibite alla fungicoltura.
Il restante 36 per cento dei terreni agricoli mondiali è esposto ad un elevato, permanente ed irreversibile rischio di inquinamento da pesticidi, che si somma a quello delle scorie industriali.
Restando nell’ambito agricolo, i ricercatori australiani hanno censito 92 erbicidi, fungicidi e insetticidi utilizzati in 168 paesi, per determinare quali sostanze superano i livelli raccomandati, basandosi sui parametri della FAO, l’Organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, e dell’Istituto americano di geofisica.
Sottolineando il rischio di inquinamento da pesticidi su scala mondiale, i ricercatori hanno constatato che i terreni contaminati presentano livelli di pesticidi superiori a quelli che le norme industriali considerano come concentrazioni senza effetto, e che quasi il 60% dei terreni agricoli in Europa, è classato a rischio elevato per le sostanze che possono infiltrarsi nelle riserve d’acqua e avere un impatto sulla salute umana. In posizione di assoluto rilievo il distretto del Prosecco, considerato una delle aree più inquinate del pianeta, a livelli asiatici: lo dimostra, negli ultimi anni, l’elevatissima incidenza di tumori e leucemie, anche infantili.
Lo studio classifica una zona ad alto rischio quando i livelli di concentrazione sono valutati ad almeno mille volte il livello in cui queste concentrazioni non hanno un effetto nefasto. I terreni maggiormente a rischio sono, quanto a 4,9 milioni di km2, in Asia e di questi 2,9 milioni in Cina. L’Africa, ormai preda di Cindia grazie a governi sempre più corrotti retti da satrapi sempre più avidi, si sta allineando a Russia, Ucraina e Spagna, che in Europa compendiano il 62% delle zone a rischio.
Dovremmo chiederci che mondo sarebbe, senza pesticidi e, per rispondere alla domanda, chiariamo, anche se a volo d’uccello, cosa siano i pesticidi, ripartiti in due distinte categorie di prodotti utilizzati nel comparto agricolo, forestale e degli allevamenti.

Dal punto di vista della regolamentazione comunitaria le due cstegorie si distinguono in prodotti fitosanitari (Reg. CE 1107/2009) e prodotti biocidi (Reg. UE 528/2012).
I biocidi comprendono una vasta quantità di sostanze utilizzate in vari settori (medico-chirurgico, industriale, alimentare, allevamento) con lo scopo di distruggere, impedire l’azione e rendere innocui gli organismo nocivi.
I PF, Prodotti Fitosanitari, definiti anche con macabra ironia fitofarmaci, sono sostanze chimiche o prodotti a base di micro-organismi impiegati in agricoltura per la lotta agli organismi parassiti (animali e vegetali) che danneggiano le piante coltivate compromettendo la produttività del terreno e la qualità del raccolto. Vengono anche impiegati sulle piante per regolarne la crescita, diradare i frutti o impedirne la caduta precoce.
I PF in commercio sono formulazioni che contengono almeno una sostanza attiva, definita anche con il termine di PA, Principio Attivo. Ad essa sono generalmente aggiunte altre sostanze, chiamate co-formulanti o coadiuvanti, utili per conservarne la stabilità ed efficacia o per migliorarne la penetrazione nell’organismo bersaglio. Il PA è la parte che agisce contro il parassita che si vuole controllare: è la sostanza tossica che, in base alla sua pericolosità e alla sua concentrazione nel preparato concorre a determinare la classe di tossicità e, quindi, di pericolosità.
Nella Penisola si utilizzano circa 130.000 tonnellate all’anno di PF che contengono circa 400 sostanze diverse e, quando le sostanze chimiche si mescolano, mutano i loro effetti: lo sanno bene i preparatori dei vaccini, ed anche politici ed esponenti dei comitati tecnico-scientifici, ma a loro non importa un accidente: lo scopo è rendere invalide ed accoppare più persone possibili.
La tossicità delle sostanze ha effetti diversi da persona a persona e persino tra specie diverse di animali. Inoltre, la biologia umana e animale influenza il modo in cui le sostanze chimiche si comportano quando sono all’interno di un organismo.
Quando le sostanze chimiche si mescolano, la combinazione che ne risulta può far aumentare o diminuire l’effetto complessivo, o persino produrre altri effetti.
Le sostanze chimiche con comportamento simile possono produrre effetti più importanti se sommate fra loro rispetto a quando agiscono singolarmente.
Il termine pesticida nelle le sue diverse specializzazioni: insetticida, acaricida, fungicida, è caratterizzato dal suffisso cida che significa “capace di uccidere” gli organismi che costituiscono il suo bersaglio: insetti, acari, funghi e, come la Storia ci ricorda, le vittime dei campi di sterminio nazisti.
Al composto granulare detto Zyklon B (ma esistevano anche A, C, D, E, F, a seconda del grado decrescente di tossicità) era aggiunto un agente lacrimogeno, inteso a segnalare la persistenza del gas, un po’ come i composti aromatici del metano, di per sé inodore, che servono a segnaalre la presenza del gas incombusto.
Per essere cida, l’agente deve essere in grado di interferire con strutture o funzioni degli organismi ritenuti nocivi, non infrequentemente presenti anche in altre specie inclusa quella umana. Ciò comporta che la maggior parte delle sostanze utilizzate come pesticidi possa avere effetti tossici anche su organismi che non sono il loro diretto bersaglio.
Le molecole dei pesticidi, estremamente nocive non solo per la salute umana ma anche per i tanti organismi viventi a causa delle loro particolari caratteristiche biochimiche, persistono nel suolo e nelle acque con danni diretti e permanenti agli ecosistemi acquatici, rappresentando un fattore di bioaccumulo in tessuti animali e favorendo l’insorgenza di resistenze con la conseguente necessità di sviluppare prodotti sempre più potenti.
Poiché presentano una tossicità a largo spettro, sono in grado di distruggere indistintamente molte specie di insetti anche utili, a partire dalle api.
Nei pesticidi sono contenute alcune sostanze chiamate interferenti endocrini. Esempi di queste sostanze sono gli ftalati e il bisfenolo A (BPA) ed i loro effetti sulla salute sono letali.
Il sistema endocrino è una rete complessa di comunicazioni tra il sistema nervoso e funzioni corporee fondamentali come la riproduzione, l’immunità, il metabolismo e il comportamento e, tra gli effetti negativi sulla salute che possono essere causati dagli interferenti endocrini, si annoverano la diminuzione della conta spermatica e il cancro testicolare negli uomini, effetti sul sistema neurologico e immunitario e un aumento di casi di malformazioni genitali maschili.
È cronaca di questi giorni il caso di un bambino veneto di cinque anni che da oltre due lotta contro la leucemia ed ha sviluppato un cancro ai testicoli per il quale si è reso necessario un pesante intervento chirurgico demolitorio.
L’aumento del tasso di disturbi neuro-comportamentali quali dislessia, ritardi mentali, autismo e deficit di attenzione e iperattività (AHDH) è stato associato all’esposizione agli interferenti endocrini, vere e proprie bombe a tempo poiché talvolta i loro effetti sono visibili solo molto tempo dopo l’esposizione: nel caso di un feto esposto a una sostanza di questo tipo, per esempio, possono prodursi effetti negativi sulla salute al raggiungimento dell’età adulta, con il rischio che tali effetti vengano ereditati dalle generazioni future. Esattamente come accade ai figli di madri esposte a radioattività.
L’EFSA, European Food and Safety Authority, Autorità europea per la sicurezza alimentare, quella che ogni tanto eleva i limiti di soglia, ha pubblicato le nuove linee guida per la valutazione del rischio all’esposizione dei PF in agricoltura.
Nel documento si fa riferimento a quattro categorie a rischio:
Operatori, agricoltori professionisti e amatoriali che svolgono attività legate all’applicazione di pesticidi, incluse miscelazione e caricamento delle sostanze nei macchinari, azionamento, pulizia, svuotamento e riparazione di apparecchiature.
Lavoratori che, nell’ambito della propria attività lavorativa agricola, operano in aree in cui si utilizzano pesticidi o che maneggiano colture trattate con essi.
Astanti ovvero coloro che, per motivi non immediatamente riconducibili al lavoro in agricoltura, si trovano in prossimità di un’area nella quale vengano utilizzati pesticidi.
Residenti, cioè coloro che abitualmente vivono, lavorano, vanno a scuola o frequentano qualunque altro luogo di ritrovo in prossimità di un’area in cui si utilizzano pesticidi.
Operatori, lavoratori, astanti e residenti possono essere esposti ai rischi dell’uso dei pesticidi sia per inalazione sia per assorbimento cutaneo, in base alla durata e alle modalità dell’esposizione.
Vi è chi crede, ed io sono tra questi, che possa esistere un modo diverso di fare agricoltura: rispettoso della salute, degli ecosistemi e di tutti gli organismi che li compongono, e persino del profitto.
Io ed altri sognatori non ci riconosciamo in un modello agro-alimentare basato sull’inquinamento, sull’impoverimento del suolo e delle acque, sul sovrasfruttamento delle risorse, ed in proposito ho scritto da tempo.
Qui una bibliografia essenziale:

28 maggio 2016 – I numeri dell’agricoltura lombarda
21 ottobre 2013 – Non siamo Cassandre, siamo per la Finanza CreAttiva
29 novembre 2013 – Land Grabbing e vergini dai candidi manti
14 marzo 2014 – Africa: quando i regali sono inutili
29 settembre 2016 – Riflessioni sul consumo del suolo

Alberto Cazzoli Steiner

Agricoltura giovanile: 16mila ettari e 255 milioni, l’illusione continua

Il mio linguaggio diventa sempre meno forbito e sempre più colorito, me ne rendo conto, ma nel nostro club ci stiamo ritrovando sempre più spesso appoggiati alla mensola del camino, a bere piscio fetido invece che a sorseggiare cognac.
Ciò deriva dal fatto che ormai, come dicono i Pirati dei Caruggi, il dolce consiste nella specialità della casa: torta di riso o prenderselo in culo. E la torta di riso è finita.

Come lo scout che imperterrito vuole aiutare la vecchina ad attraversare la strada, anche il carrozzone Ismea persiste nel voler traghettare giovani, in particolare di sesso femminile all’agricoltura.
Ah, non si deve più dire femminile? Beh Zan, fai come dicono a Brescia: incület.
Dal 9 giugno al 7 settembre 2021 è possibile inviare manifestazioni di interesse per l’acquisto di uno o più terreni e in proposito Stefano Patuanelli del pitupitum-Mipaaf chiosa: “È essenziale per l’agricoltura 5.0, e il ricavato sarà reinvestito a favore dei giovani.” Dai, che figata! se poi qualcuno ci spiegasse il concetto di agricoltura 5.0…
E quindi eccoci con la quarta edizione della Banca nazionale delle terre agricole ai box di partenza: consulenti, faccendieri, finanza etica e banche che affilano gli artigli perché la posta in gioco sono oltre 16mila ettari che, spacchettati, diventeranno 624 potenziali aziende agricole, per un valore complessivo minimo atteso di 255 milioni di euro.
Con l’idea di reinvestire queste risorse integralmente a favore dei giovani agricoltori. Come? Per ora non sappiamo, cominciamo ad incassarli, poi si vedrà.
Si tratta del quarto lotto di terreni classificati agricoli, derivanti dalle operazioni fondiarie di Ismea e, all’insegna del meridionalismo di stato, sindacalista, pappone ed assegnatario, l’unico che permette di spremere il territorio come un limone, ubicati in particolare nelle regioni del Sud: Sicilia, Basilicata e Puglia coprono da sole oltre la metà delle superfici disponibili, a seguire Toscana con una quota del 17% e il resto distribuito tra Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria.
L’iniziativa punta a favorire l’ingresso degli under 41 nel settore primario attraverso la possibilità di pagare il prezzo del terreno con rate semestrali o annuali per un periodo massimo di trenta anni. Negli ultimi anni è cresciuto il numero di aziende a conduzione giovanile, ma il tasso di ricambio generazionale rimane piuttosto basso.
Gli appezzamenti in vendita comprendono 89 terreni di oltre 50 ettari per complessivi 8.384 ettari, 299 tra 10 e 50 per complessivi 6.529 ettari e 236 terreni con superficie inferiore ai 10 per un totale di 1.496 ettari. Vale a dire 624 nuove aziende potenziali, con una superficie media di 26 ettari.
Il meccanismo di aggiudicazione è quello della vendita all’asta, e la procedura è stata semplificata introducendo uno sportello telematico che, “oltre a garantire trasparenza (chi lo desidera può ridere) consente un accesso attraverso una applicazione di consultazione.”
Dopo l’invio della manifestazione di interesse è possibile partecipare alla procedura di vendita presentando un’offerta economica. L’incanto è fissato su quattro tentativi di vendita invece che sui tre tradizionali con la possibilità, per i terreni al quarto incanto, di presentare offerte libere sia in rialzo che in ribasso rispetto al valore a base d’asta, con un valore di soglia del 35% rispetto alla base d’asta, sotto il quale la vendita non può avere luogo.
Attenzione: non pensate che tra primo, secondo, terzo e quarto incanto trascorrano giorni: proprio perché la procedura è telematica se ne riparla l’anno successivo. Nel frattempo gli statali addetti alla procedura coccolano e tengono al caldo i terreni, rimpallandosi le pratiche tra uno smart-working e l’altro, la vendita sottobanco di prodotti, in ufficio e in nero, e proposte di crociere organizzate dai sindacati per leccaculo vaccinati.
Infatti, dei 624 lotti in vendita 335 sono al primo tentativo, 93 al secondo, 115 al terzo e 81 al quarto.
I terreni vengono ovviamente aggiudicati a chi offre il prezzo più elevato rispetto al valore minimo. Dalla sua istituzione, nel luglio 2016, la Banca nazionale delle terre agricole ha messo in vendita 15.478 ettari, 8.345 dei quali aggiudicati, per un controvalore di 84 milioni di euro, vale a dire 10.065,90 euro per ettaro.
Considerato che i valori dei terreni agricoli sono quanto mai variabili, perché nella Pianura Padana lodigiana, cremonese, mantovana ed emiliana un ettaro vale da 35 a 45.000 euro, uno di vigna a Montalcino ne vale 300mila e nel distretto del Barolo anche due milioni, in Puglia l’oliveta vale 20-25 mila e la vigna da tavola 33, i valori enunciati non significano nulla, se non che si tratta di terreni impervi, carenti di acqua e produttivi a costo di sforzi immani.
Come al solito lo stato biscazziere e ladro si ingegna a giocare con le speranze di numerosi giovani che si ritroveranno indebitati per il resto dei loro giorni, condurranno una vita di stenti fino all’inevitabile epilogo: la morte o i libri in tribunale, terreno all’asta e via con la giostra che ricomincia da capo.
Naturalmente il ministro, da bravo rappresentante di istituzioni infami e corrotte, tira l’acqua sporca al suo mulino: “Mettere a disposizione la terra è essenziale anche per costruire l’agricoltura 5.0 attraverso la riduzione dell’impronta ambientale e la sensoristica (non si capisce bene che minchia c’entri questo settore della tecnologia che si occupa dei metodi per progettare e realizzare sensori – NdA). E’ un progetto che permette di scoprire il valore delle terra con strumenti nuovi. Si tratta di ripartire con nuove consapevolezze, oltre a essere un modo per coinvolgere i giovani in questo bellissimo mondo che ci lega alla cultura. E’ un’opportunità che ha tante gambe per svilupparsi. Non mancheranno risorse e nemmeno idee da parte degli imprenditori agricoltori, dei giovani e delle giovani donne, che sono al centro delle politiche: garantire parità di genere e accesso alle nuove generazioni è una priorità. Nel settore primario c’è bisogno di imprenditoria giovanile e femminile.”
Come al solito, tanto scilinguagnolo per non dire un cazzo.
Una cosa è certa: in italiland se non sei figlio d’arte, con casale, terra e produzioni avviate da decenni non cavi un ragno dal buco. E già così è difficile, in un mestiere che non si improvvisa sui banchi di scuola, dopo aver frequentato webinar, seminari e corsi che, all’università della montagna, ti insegnano a tutelare le biodiversità accarezzando i lupi. Non avete ancora capito che è dall’asilo che vi prendono per il culo con il miraggio di un futuro, ovviamente secondo un modello da pubblicità automobilistica, tutto iperbole e competizione. E intanto vogliono che produciate, vi indebitiate e viviate da schiavi. Per morire vaccinati.
A proposito: e l’asta quando si terrà? Non c’è nessuno che lo sa.

Alberto Cazzoli Steiner