Queste considerazioni mi attireranno l’antipatia di taluni bikers che si spacciano per cicloturisti. Sappiano costoro che nella loro antipatia ci inzuppo il pane, perché conosco, frequento ed apprezzo fior di appassionati provvisti di ben dell’intelletto e senso civico.
Costoro fanno invece parte di una minoritaria feccia da stadio che molte persone, guarda caso, nel loro immaginario, assimilano ai cacciatori.Iniziamo con l’identikit del “cicloturista”: è stronzo, prevalentemente padano e leghista e si muove in branco, dal quale trae forza e arroganza.
Il ciclodurista, detto impropriamente biker, è un predatore. Ovunque vi sia una superficie appena percorribile, sia essa alzaia piuttosto che sedime ferroviario, egli la fa sua, la concupisce.
Emblema dell’ennesima schizofrenia italilandese: tende a destra ma è coccolato dalla sinistra ignorante ecosostenibile per posa e per presa (di fondi comunitari, regionali e, ove non bastassero, delle cassette delle elemosine), le sue agognate ciclabili sottraggono denari ad iniziative più utili, deturpano il paesaggio come quella porcheria a sbalzo sulla Gardesana, si appropriano di linee ferroviarie dismesse compromettendone l’eventuale ripristino.
Quello che fa (ulteriormente) incazzare è che ci sono delle anime semplici che li appoggiano anche quando vengono attuati assassinii morali come il recupero in guisa di greenway di ferrovie come la Spoleto – Norcia. E mi limito a citare solo quella.
I cicloturisti d’assalto sono arroganti per compensazione: chi sta spesso in sella sviluppa problemi ai testicoli ed alla prostata, e sovente, da concupire, non gli resta che il sentiero. Ciò rende il ciclopirla estremamente aggressivo, oltre che reattivo nei confronti di ingiurie a sfondo sessuale.
Il cicloturista è infastidito da chi si pone sul suo percorso: anziani, bambini e, a suo modo di vedere, altri animali.
Attesa l’inutilità di ogni sforzo educativo, contro il cicloturista c’è una sola difesa: l’attacco.
Se il filo d’acciaio brunito vi sembra eccessivo offro un’alternativa: molti vagheggiano l’uso di particolari puntine o chiodi a tre punte. Scordatevelo. Molto più utili e letali minuscoli tondini di ferro disseminati sulla carreggiata.
Ferro, non acciaio: il ferro si ossida e si mimetizza, l’acciaio brilla.
Questa analisi, sulla quale avrei preferito non tornare, muove da alcuni commenti pubblicati di rimando in riferimento alla riapertura ciclopedonale del ponte di Paderno d’Adda, in occasione della quale molti ciclomerdosi lamentarono il fatto di non poter transitare in velocità, sabato 30 e domenica 31, lungo il ponte a causa della massiccia presenza di persone, orrore, “ferme a chiacchierare”.
Con il riaffacciarsi della bella stagione assisteremo nuovamente alla carica delle orde barbariche, lungo le alzaie piuttosto che sui sentieri boschivi: convinti che i percorsi esistano solo per permettere loro di allenarsi e performare non si sognano di avvertire del proprio arrivo e, se qualcuno si permette di redarguirli civilmente, volano insulti.
Sono sempre più convinto che contro costoro non servano leggi, ma mazzate.
Riporto, in proposito, il commento di una signora che si è ritrovata inzaccherata da una torma di questi imbecilli:
LV – “Qualche anno fa stavo camminando lungo l’Adda, dalla diga di Paderno verso Brivio, il giorno prima aveva piovuto quindi lungo il tragitto erano presenti molte belle pozze d’acqua, a volte neppure si riusciva a raggirarle.
Oltre ai pedoni arrivavano sfrecciando molti ciclisti, pochi di loro rallentavano ma la maggior parte aumentavano anche la pedalata senza neppure avvisare che stavano arrivando.
Risultato? Chi camminava veniva continuamente infangato. Dopo la quarta volta che sono stata lavata ad uno di questi mentre arrivava gli ho urlato “o rallenti o ti butto giù” e così è stato per il resto della camminata. Che ci siano o no le strisce il rispetto e l’educazione ci deve essere in entrambi i casi, ciclisti e pedoni.”
Una delle repliche al commento è stata: “Quale pozzanghera, la signora aveva il ciclo!” con un virtuosismo da caserma degno dei migliori elmi padani. Quelli con le corna.
Rammento inoltre che il gestore della pagina, riaperti i commenti che aveva chiuso per eccesso di polemiche, si rammaricava di non vedere commenti intelligenti.
Questa fu la mia replica: “Comprendo il suo stato d’animo nel riaprire i commenti scoprendo che non ve ne sono di ‘intelligenti’. Probabilmente, relativamente ai ‘cicloturisti’ il nostro concetto di intelligenza diverge, e neppure il mio commento le apparirà intelligente, offuscato dalla rabbia nei confronti di biker bastardi senza rispetto, nemmeno per una bambina che osa porsi in mezzo alla carreggiata mentre avanza l’orda dei pezzi di merda.
Lo ammetto pubblicamente: se avessi a mio carico denunce per aggressione contro alcuni bikers, ne andrei fiero.
Bene ha fatto a rititolare ‘la signora con il ciclo’, si rifà al commento dell’ennesimo imbecille minus habens contro una lettrice che si è permessa di eccepire. Certo, la sua replica non aiuta in termini di distensione.
Mi perdoni ma, visto che la legge non aiuta, io ho trovato il modo di aiutarmi da solo.
Pensi che vorrei addirittura tenere dei corsi, all’insegna del proverbio ‘la miglior difesa è l’attacco’. Mi stia bene, fin che può.”
Alberto Cazzoli Steiner
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.