Il 20 giugno dell’anno scorso il Corriere della serva titolava, trionfalmente come si conviene alle opere pubbliche che fanno spendere inutilmente un sacco di denari: “Matera, la stazione di Boeri collega al mondo la capitale della cultura 2019.”Palle per palle, avremmo di gran lunga preferito quelle di Mozart, ma tant’è. Infatti qui parliamo solo della stazione ferroviaria, non dell’assegnazione al capoluogo lucano del ruolo di capitale della cultura. Non sono fatti nostri.
L’estensore dell’articolo, prima ancora di prostrarsi nelle lodi di prammatica a Stefano Boeri, archistar del giardino verticale, non manca di rilevare come il capoluogo lucano sia noto in Italiland per essere l’unico non servito dalle Ferrovie dello Stato. Che, relativamente all’esercizio ferroviario, non esistono più, essendo state sostituite nell’anno 2000 da Trenitalia. Diciannove anni fa, ma gli imbratta colonne non lo sanno ancora.
In realtà l’esercente, FAL, Ferrovie Appulo Lucane, azienda nata nel 2001 dopo la gestione commissariale seguita allo scorporo delle FCL, Ferrovie Calabro Lucane, è di proprietà del Ministero delle Infrastrutture. Trattasi quindi, a pieno titolo, di ferrovie dello stato (volutamente minuscolo) e, per parte nostra, siamo stanchi di sentir ripetere da decenni questa sorta di nota di demerito: anche Canzo-Asso, dal 1922, piuttosto che Saronno, addirittura dal 1879, servite dalle Ferrovie Nord Milano, oggi Trenord, non hanno mai sentito la mancanza delle Ferrovie dello Stato. Anzi.
Ha omesso persino, l’articolista, di scrivere che il collegamento al resto del mondo avviene tramite linea a binario unico, scartamento ridotto e nemmeno elettrificata. Questo perché ciò che, in altre circostanze, avrebbe costituito l’usuale corollario di un consimile articolo avrebbe doverosamente comportato, secondo lo stantio copione dei giornalaioli, la citazione del “patetico ed anacronistico trenino”.
Normalmente il binario unico merita una filippica a sè, come se l’assenza di un secondo binario definisse un paese sottosviluppato. L’Italiland lo è, anzi lo è progressivamente diventato a datare dal 1861, ma per ben altre ragioni.
La solita menata avrebbe quindi striduto con il tono trionfalistico, destinato a celebrare come colpo di genio un centinaio di metri di tratta interrata terminante in una grande apertura ricavata nel solaio di copertura, sormontata da una tettoia ampia 33 x 44 metri ed alta 12 sul piano stradale.Che, con il suo sviluppo, dovrebbe connotare lo spazio di un nuovo agorà urbano la cui funzione andrebbe nelle premesse oltre il servizio ferroviario, contribuendo a concretizzare l’enorme speranza di attirare, per dirla con il Corriere della Serva: “un mare di turisti, ancor più di quelli che già visitano i Sassi, grazie al brand di Capitale della Cultura.”
Grazie ad una tettoia? Abbiate coraggio: ditelo che fumate roba di pessima qualità e indulgete all’alcol.La nuova stazione è stata inaugurata sabato 19 gennaio, e gli orari dei treni prevedono ancora una percorrenza media di 1 ora e 30 minuti fino a Bari nonostante la promessa di una riduzione a soli 60′.
Tutto l’ambaradan, al servizio di 14 coppie giornaliere nei feriali scolastici e caratterizzato da una platea destinata a parcheggio per 350 auto e 30 autobus, è costato la bellezza di 5 milioni e 500mila euro.
“Nei primi giorni del 2019” dichiarò al notiziario Altamuralive il 22 maggio 2018 il presidente di FAL “il collegamento ferroviario da Bari a Matera si potrà effettuare in un’ora, recuperando oltre mezz’ora rispetto ai tempi di percorrenza attuali. Questo grazie a cantieri di raddoppio della linea per 18 chilometri e un valore complessivo di 60 milioni.”
Si certo, pat-pat.
Vale sempre, a nostro avviso, il rapporto costi/benefici: una linea a doppio binario, una spesa di 60 milioni al servizio di 28 treni viaggiatori giornalieri.
A quanti mesi assomma il tempo di attesa per una visita specialistica a Matera?
Come sarebbe a dire cosa c’entra? Nulla, è ovvio.
E, giusto per fare un paragone: Matera conta 60.459 abitanti, quasi quanti Lecco, come vedremo. Per andare da Lecco a Sondrio è possibile contare su 44 corse giornaliere che percorrono 40 km di ferrovia, anch’essa binario unico come quella materana, al servizio di un bacino di utenza potenziale di 137.876 abitanti, 69.887 dei quali nei due capoluoghi (Lecco 48.329, Sondrio 21.558) ed i restanti 67.989 censiti nei comuni serviti dalla linea: Abbadia, Mandello, Lierna, Varenna, Bellano, Dervio, Dorio, Colico, Delebio, Cosio Valtellino e Traona (stazione unica), Morbegno, Talamona, Ardenno, Berbenno e Castione Andevenno. A queste unità vanno aggiunte non meno di 560.384 presenze turistiche annue, il 48% delle quali 268.984 ricorre al treno.
A Matera i 248.902 turisti censiti nel 2016 ricorrono al treno nella misura del 23%: 57.247.
Per concludere, la nuova stazione è stata definita “un miracolo frutto di virtuosa sinergia tra istituzioni.” Sarà perché tanti ne sono stati miracolati?
Alberto Cazzoli Steiner
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