Prosecco, se mi bocci non vale

La valigia sul letto
è quella di un lungo viaggio
hai fallito con il prosecco
e prima ancora con il formaggio
e così su due piedi sarai liquidato
ma del resto sei tu
che hai offerto la giugulare
ad un azzardo sbagliatocv-2017-03-01-prosecco-002Niente nomi, non serve, del resto gli amici Veneti sanno a chi mi sto riferendo. E, non solo perché non possiedo auto dal 1996, non temo incendi o atti dinamitardi: sappiamo come queste cose accadano solo in Calabria o in Sardegna.
Da noi no. No, non da noi. No.
Nonostante il parere contrario “dei soliti moderati che non capiscono un ca…” avevano puntato tutto sull’inserimento delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene fra i siti culturali protetti come patrimonio mondiale dell’Unesco. Bocciati, con questa motivazione: “Le condizioni di notevole degrado ambientale non consentono di poter ragionelvolmente argomentare di sito versato alla tutela dell’equilibrio dell’ecosistema.”
Ed ora, come accadde al re della Giudea nella notte della Natività, a certi esponenti di Coldiretti je rode: “Con l’ingiusta bocciatura” ingiusta scrivono, avendo fra le loro virtù la faccia come il culo “della candidatura delle colline del prosecco non si riconosce l’importanza di un territorio dallo straordinario valore storico, culturale e paesaggistico in grado di esprimere una produzione che ha saputo conquistare apprezzamenti su scala mondiale” afferma la lobby commentando la stroncatura.
Allora, per usare un garbato eufemismo: avete rotto i coglioni. Li avete rotti, fra le altre ragioni, poiché non vediamo cosa possa avere di culturale il prosecco a meno che, com’ebbe a dire Lino Toffolo: il culturismo el xe el turismo del cul.
E non è nemmeno il fatto che l’attività dia lavoro a tremila viticoltori sparsi in 15 comuni coinvolgendo 5.000 ettari. Non è una ragione, è solo la coperta, il paravento, il dito sporco di pesticidi dietro cui ci si nasconde vaneggiando di autonomie, indipendenza, rispetto per la storia del territorio ma essendo nei fatti i primi a farne strame.
Il piagnisteo prosegue: “Una decisione che mortifica il grande valore culturale e ambientale che l’agricoltura riveste in un territorio in cui sono prodotti ben 655.211 ettolitri di vino certificato come Docg.” E qui siamo alla truffa: quel dato comprende prosecco, glera, chardonnay ed altri vitigni minori. Non è prosecco, che incide solo per la pur ragguardevole quota di 409.017 ettolitri.
Comprendiamo come ci si possa sentire quando un investimento fondiario sul quale si sia puntato tutto è saltato. Del resto, gente, lo chiamano rischio d’impresa e, almeno per coerenza (coerenza, do you remember?) non potete ora chiedere, come fanno “i terroni” l’intervento dello stato (di occupazione) perché vi tuteli, sostenga, agevoli, sgravi fiscalmente.
Purtroppo la mia profezia, della quale scrissi qui il 1° marzo 2017 in Fame un spritz, fameo bon co ‘na feta de limon, si è avverata: “Chi crede che il land grabbing sia un fenomeno tipico del Sud del mondo è in errore: accade anche da noi.
Per esempio … nel Veneto, segnatamente nei territori votati alla produzione del prosecco.
Accade da anni ma da quando, nel gennaio dello scorso anno (2016 per chi legge, NdA), la Regione Veneto ha di fatto liberalizzato l’impianto di nuovi vigneti, l’espansione delle vigne a Prosecco è stata inarrestabile. I coltivatori hanno cercato prevalentemente terreni di vaste proporzioni pagando anche da 6 a 10 euro al metro quadrato contro un valore effettivo che normalmente non supera i 2, non da ultimo grazie ai contributi elargiti dalla Regione, che nel 2015 hanno toccato la ragguardevole cifra di 13,5 milioni di euro.”
La stessa Regione aveva nel frattempo esteso l’area della doc alla provincia di Belluno, scatenando anche là l’accaparramento delle terre per vigne da Prosecco.
E questo “Oltre alle conseguenze ambientali e sociali tipiche delle monocolture, ha implicato un massiccio livello di utilizzo di prodotti chimici, segnatamente pesticidi utilizzati in non meno di 20-25 trattamenti annui, contro i quali nulla possono fare anche quei pochi coraggiosi produttori del biologico, visto che vengono sparsi con gli elicotteri e che i dati dell’Arpav sono chiari: aumento del 305% nell’uso di pesticidi dovuto ai nuovi vigneti.”
Già nel 2014 alcuni politici locali intervennero in difesa della popolazione affermando che se fossero stati eletti al Parlamento Europeo avrebbero denunciato l’assalto alle terre e alla montagna. Perché non l’hanno fatto come privati cittadini, mentre l’incidenza dei tumori aumentava?.
Grazie alla lobby del prosecco esiste inoltre una legge regionale che consente di distruggere i boschi per piantare i vigneti, tanto è vero che a Tarzo una collina franò a causa della distruzione di un bosco secolare trasformato a suon di ruspe in area coltiva.
Concludevamo l’articolo con questa espressione: “Bene. Sappiamo di avere, con questo articolo, smosso le coscienze degli ecochicbiobau di Brera. Ne parleranno, in attesa di completare il gruppo di amici davanti al Patuscino o al Radetzky. Dove, una volta accomodatisi, ordineranno uno spritz.”
Mi riferivo, ça va sans dire, a quegli escrementi di cane malato che nei giorni scorsi indossarono la maglietta rossa.

Alberto C. Steiner