Terza città lombarda dopo Milano e Brescia per numero di abitanti, capoluogo dell’operosa plaga briantea, comunemente detta di Teodolinda poiché la proba regina longobarda, fulgido esempio per le innumerevoli vergini locali, vi ebbe corona ferrea e lungo regno.
Secoli dopo venne additata quale esempio in senso opposto, allorché tale Virginia (ah, le ricorrenze onomastiche!) De Leyva, sventurata monaca, rispose alle profferte dell’apparentemente corrusco Giampaolo Osio. Il tutto ben circostanziato nell’opera omnia di Don Lisander, per chi volesse approfondire.
Da quella trista vicenda passò molta acqua sotto i ponti del fiume Lambro sino a quando, il 26 maggio 1805, Napoleone Bonaparte (che non si è mai capito se fosse Bonaparte o Buonaparte, ma i milanesi hanno risolto brillantemente la questione: Montenapo e ciao) venne, anzi si incoronò Re d’Italia nel Duomo di Milano, dove fu appositamente portata la Corona Ferrea che fu di Teodolinda e che si dice sacra poiché conterrebbe un chiodo della croce di Cristo.
Parentesi: a contare tutti i chiodi della croce che risultano in giro c’è da metter su un negozio di ferramenta. Anche con i prepuzi di Gesù non c’è da scherzare, come ebbi modo di constatare in altra sede. Chiusa parentesi.
Tornando all’incoronazione, le cronache del tempo riferiscono come Napoleone, accostatosi all’altare, prese la corona ferrea, se la pose da solo in capo sopra quella imperiale e pronunciasse la famosa affermazione: “Dio me l’ha data, guai a chi la tocca.”
Riferito alla corona? Noi riteniamo di si, anche se recenti vicende presidenziali transalpine lascerebbero spazio ad alcuni dubbi. Ma non è questa la sede.
Insomma, stando agli episodi sin qui narrati sembrerebbe che l’energia primodiale che nel gioiello brianteo move il sole e l’altre stelle sia la fi…, ehm, l’organo genitale femminile, ed in ogni caso non senza un certo spocchiosetto ritegno da ghe l’hoo domâa mì, ce l’ho solo io.
In questa città, pressoché baricentricamente collocata tra Varese e la storica Pontida ebbe notevole sviluppo il movimento dei trogloditi con l’elmo cornuto in testa, molti dei quali avrebbero invero potuto risparmiare spesa e peso dell’elmo.
Fu teatro, il 29 luglio del 1900, del noto regicidio ad opera di un anarchico. La città, che conserva tuttora una segreta stazioncina ferroviaria “reale” poco discosta da quella principale, lungo la linea per Chiasso, si affrettò ad erigere monumenti e cappelle espiatorie badando a tenere rigorosa distanza da qualsiasi moto, comunella o camarilla che non fosse all’insegna del mira il tuo popolo mia bella signora (nessun riferimento alla monaca De Leyva di cui ho scritto sopra, detta la Signora) che pien di giubilo oggi ti onora, poiché l’imperativo è sempre stato produrre, fatturare, far vedere che se g’haa i danéè, che si hanno i soldi, e farsi vedere alla messa di mezzogiorno in Duomo.
Non crediate che nel Tertium Millennium le cose siano cambiate: in questa avanzatissima fucina di idee e, va da sè, solidarietà e accoglienza, il 12 giugno scorso alcuni solerti agenti della polizia locale hanno interrotto un flashmob improvvisato dagli allievi della Scuola di Musica del Lago di Costanza accanto all’Arengario, credendo che costoro suonassero per chiedere soldi ai passanti.
In questa città dal parco cintato più grande d’Europa e dalle menti, tra le più ristrette non solo d’Europa, recintate con il filo spinato, Cicciolina si candidò sindaco nel 2002 proponendo la trasformazione della Villa reale in casinò. Venne trombata ma le cronache non ci riferiscono se le dispiacque.
Inquadrato il soggetto eccoci al punto: in questo luogo la mobilità sostenibile è trattata come una pezza.
Il progetto di una terza stazione ferroviaria, denominata Monza Est e che sgraverebbe il traffico veicolare su gomma lungo l’asse orientale dlla città, oltre che servire egregiamente il parco, è stato definitivamente cassato. Motivazione: non dover costruire una banchina al servizio dei viaggiatori della linea per Lecco via Molteno, da demolire e ricostruire quando la stazione (sarebbe stata) attrezzata anche per la fermata dei treni percorrenti la parallela linea per Lecco via Carnate con diramazione per Bergamo.
Il tutto, se proprio i cittadini ci tengono, potrà essere affidato ad un referendum. Da tenersi il 30 febbraio, presumo.
Nel frattempo, nella stazione esistente, gli ascensori non funzionano da gennaio. Non funziona quello di piazza Castello corrispondente all’accesso retrostante ed alla stazione degli autobus, e non funziona quello in corrispondenza del primo binario.
I cittadini rivolgono le proprie lamentele a Trenord, non sapendo che l’azienda serve solo per gestire l’esercizio ferroviario e che la protesta andrebbe rivolta a Ferrovie dello Stato proprietaria degli impianti. Gli ascensori sono però di proprietà comunale, in uso all’azienda ferroviaria. Ma nessuno si prende la briga di spiegarlo al popolo bue. Nel frattempo la stazione ferroviaria di una città di 125mila abitanti è interdetta ai disabili.
Alberto C. Steiner
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