Beau geste a costo zero: uscire dalla Tav

La nostra opinione sulla inutilità della Tav fra Torino e Lione è da sempre chiara, ne abbiamo scritto in diverse circostanze (a titolo di esempio citiamo Mistificazioni ad Alta Velocità, 8 aprile 2014).
Il Consiglio Comunale di Torino ha approvato la mozione di uscita dall’Osservatorio Torino-Lione presentata il 1° dicembre dalla sindaca della città subalpina insieme con il capogruppo e alcuni consiglieri di maggioranza, unitamente a ringraziamenti e riconoscimenti alla tenacia e al coraggio del movimento NoTav. Sindaca e consiglieri hanno inoltre espresso l’impegno formale a contrastare in ogni sede istituzionale italiana ed europea la Tav.cc-2016-12-15-frejus-001A nostro avviso è solo fumo negli occhi, uno spot pubblicitario rilanciato dai media di parte come un segnale politico forte ed una rinnovata sintonia con il territorio, come ha concionato la consigliera pentastelluta Ferrero: «questa decisione ricostruisce un ponte tra Torino e la Valle di Susa, mentre fino a oggi con gran parte dei comuni valsusini fuori dall’Osservatorio c’era una voragine tra il capoluogo e l’area metropolitana.Diciamo no a un’opera inutile e dannosa e sì a un utilizzo diverso delle risorse».
La realtà è che la legge di ratifica tra Italia e Francia in corso di approvazione dovrà tener conto del fatto che oltralpe non ci sono più né interesse né denari per la linea ferroviaria superveloce.
La realtà è che i cantieri, di fatto mai partiti se non per i sondaggi, sono fermi da tempo e e persino le forze dell’ordine hanno allentato la presa sul territorio.
La realtà è che nessuna mozione può interrompere l’opera, come ha confermato il senatore Stefano Esposito, vicepresidente della Commissione Lavori Pubblici in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Sole 24ore lo stesso mercoledì 1° dicembre: «La Torino-Lione è una infrastruttura che si sta realizzando, nessuna mozione la potrà interrompere, e il sindaco lo sa bene, però per tenere buoni i suoi consiglieri comunali li fa giocare a fare i No Tav» ricordando che la sindaca Appendino «solo 3 giorni fa ha organizzato, insieme al presidente Chiamparino, una conferenza stampa per annunciare di aver inviato al Governo la richiesta per sottoscrivere il patto per il Piemonte. All’interno di questo patto sono contenute molte opere figlie della realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione».
La realtà è, infine, che l’Osservatorio è solo un organismo consultivo e non decisionale. Istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1° marzo 2006 è “la sede tecnica di confronto di tutte le istanze interessate alla realizzazione della Nuova Linea Torino Lione (NLTL), con l’analisi delle criticità e l’istruzione di soluzioni per i decisori politico-istituzionali” come è scritto chiaramente sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nessuno può pertanto, nell’ambito dell’Osservatorio e tanto meno a livello comunale, disporre dei fondi stanziati limitandone l’impiego o dirottandoli ad altre opere.
Abbiamo scritto queste note esclusivamente perché la verità esca dal pantano dove vogliono confinarla i fuffari, qualunque sia la bandiera con la quale si avvolgono.cc-2016-12-15-frejus-002E questo ferma restando la nostra avversione nei confronti di un opera che in più occasioni abbiamo affermato essere inutile, costosa, devastatrice per il territorio e non giustificata dai volumi di traffico di una linea ferroviaria da sempre sottoutilizzata, che con poche modifiche potrebbe non solo essere potenziata ma soprattutto adeguata a nuovi standard di sicurezza mantenendo invariata, anzi incrementando, la propria efficacia per eventuali esigenze future, che sono di gronda. Con buona pace dei disegni faraonici di un asse Ovest-Est che, nei fatti, è stato nel corso degli anni ampiamente snaturato e ridimensionato rispetto all’idea originaria.cc-2016-12-15-frejus-003Gli esperti di trasporti, ed in particolare gli ingegneri ferroviari, sanno bene come un assetto ferroviario venga sempre considerato in un’ottica di ampio respiro geografico. Non va quindi dimenticato che i porti europei sono e rimangono Rotterdam e Amburgo, e che con l’apertura del tunnel di base del Gottardo esiste la concreta possibilità di transito per 180 treni merci nelle 24 ore, elevabili a 250 con il tratto integrativo di prossima inaugurazione. Il problema casomai è un altro: sono le merci che mancano, perché il 70% di esse viaggia su gomma.

Alberto C. Steiner

Gualdo Tadino, cittadini in lotta civile contro gli abusi sull’acqua

Cogedi, Compagnia generale di distribuzione: anche se il nome non dice niente controlla i marchi Rocchetta (sesto italiano per volumi di vendita in Italia) e Uliveto (in nona posizione) e fa capo alla Chesnut Bv, una finanziaria olandese che, a propria volta, fa riferimento a una famiglia italiana, la De Simone Niquesa.cc-2016-12-13-rocchetta-001Il fatturato dell’acqua Rocchetta, emunta (oggi) nella misura di circa 400 milioni di litri annui dall’omonimo monte a partire dal 1952 dalle sorgenti del fiume Feo (ormai praticamente prosciugate) e dal Rio Fergia, assomma a circa 150 milioni di euro per i quali l’azienda corrisponde alla Regione Umbria 0,0005 euro per ogni litro d’acqua imbottigliato, pari a 50 centesimi per ogni metro cubo (1 m3= 1.000 litri) ovvero 220.000 euro annui.
Il prezzo medio al consumo dell’acqua Rocchetta è di 0,55 € per una bottiglia da 1,5 litri, come dire 37 centesimi al litro.
Ciascuno può caricare quel che vuole: manodopera, ammortamento immobili e impianti, tasse, trasporti. Il risultato è comunque un guadagno stratosferico a fronte di un contributo concessionario miserabile.
Il comune maggiormente interessato alle vicende del marchio è Gualdo Tadino, 15mila abitanti tra Gubbio e Assisi.
Si, ma qual’è la notizia? La notizia dovrebbe essere che è stato richiesto un ampliamento della concessione, con rinnovo venticinquennale, il quale funzionalmente alla creazione di un nuovo marchio comporterebbe l’ampliamento dell’area estrattiva da 208 a 908 ettari e l’estensione del prelievo da 12 a 40 litri al secondo, per un investimento di circa trenta milioni di euro. Attraverso l’apertura di nuovi pozzi verrebbero creati 22 (ventidue) nuovi posti di lavoro.
Nulla pare si sappia con certezza circa la sorte delle aree soggette a servitù e salvaguardia, nonché della riambientalizzazione delle gole del monte sfregiate da trincee e tubature a cielo aperto.
La notizia vera è invece che dalla parte di Spa Rocchetta sono schierati Regione, Comune e persino i sindacati e, dalla parte opposta, un manipolo di cittadini da tempo infastiditi dalle pretese della società e dall’acquiescenza dei poteri pubblici, che organizzatisi in un comitato di difesa dell’acqua, hanno voluto vederci chiaro scoprendo l’ammontare degli incassi di Regione e Comune per la concessione, appurando che le ripetute proroghe della concessione sarebbero avvenute senza né bando né gara pubblica, che l’azienda è stata più volte multata per la mancata ottemperanza alle direttive europee sulla concorrenza, che non è stato deliberato alcun cambio di destinazione d’uso dei terreni e che gli studi sulle portate delle acque sotterranee, sul deflusso minimo vitale dei torrenti, sul fabbisogno degli acquedotti dei comuni non sono affatto convincenti e, soprattutto, che i terreni su cui sorgono i pozzi di captazione non sono nella disponibilità né della Regione, né del Comune, ma della Comunanza Agraria dell’Appennino Gualdese, un antica istituzione che gestisce un demanio collettivo consistente in 2.350 ettari di beni formalmente considerati per usi civici, ovvero indivisibili e inalienabili, appartenenti alla comunità di riferimento che li deve amministrare nell’interesse collettivo.
Afferma in merito Paolo Grossi, dal 24 febbraio 2016 presidente della Corte Costituzionale: “Gli assetti fondiari collettivi costituiscono un altro modo di possedere, caduto in oblio e perseguitato perché estraneo alla modernità borghese, ma meritevole di tutela perché crea spazi identitari culturali, economici, ambientali”.
A Gualdo Tadino hanno pertanto ricostituito la Comunanza presentando numerosi esposti per abusi vari ed una istanza al Tar per l’annullamento della richiesta di proroga della concessione. Nadia Monicelli, presidente della Comunanza, dichiara: “Soffriamo la sordità delle istituzioni, ma il legame delle popolazioni con le loro terre ci dà la forza per continuare una lotta che è prima di tutto di principio”.
Questo è quanto. Plinplin.

Alberto C. Steiner

Fonti: Comune.info e Giavelli.eu